Uno
non può fare una cosa che subito tutti devono dire la loro. La prossima volta
eleggeranno il pontefice a ferragosto: bar chiusi, tutti in vacanza,
televisioni con palinsesti ridotti e tanti film in bianco e nero. Uno di quei
periodi che per riempire gli spazi ti sparano in successione Ben Hur, i Dieci
Comandamenti e quindici documentari sulla vita di Padre Pio!
Ieri
è stato eletto il nuovo pontefice dopo cinque soli scrutini del conclave:
arcivescovo di Buenos Aires, gesuita, il cardinale Jorge Mario Bergoglio.
Onestamente appena l’ho visto mi è partita una battuta: “Ma non avevano detto
che Vianello era passato a miglior vita?...”
e con blasfema ma innocente fantasia mi aspettavo dietro di lui un
frenetico e ilare Tognazzi vestito da diacono che faceva il gioco del fazzoletto
con la sua stola coi cardinali dietro .
A
parte la mia immaginazione da scomunica non mi ha stupito l’elezione del nuovo
Papa – che io sappia accade da un paio di migliaiate di anni almeno: con alti e
bassi, papi e antipapi, belli e brutti, buoni e cattivi -, ma tutto il circo
mediatico intorno.
Questo
Signore dal viso anche simpatico ha parlato all’incirca dodici minuti, ma
neanche – metteteci un Pater e un’ Ave Maria, delle pause di evidente imbarazzo
ed emozione, la richiesta e l’elargizione di benedizioni e si e no avrà parlato
per sei minuti scarsi – ma questo è bastato affinché tutti i mezzi di
comunicazione riempissero ore e ore – credo non abbiano ancora smesso – di palinsesti
televisivi. Son stati sacrificati al nulla litri e litri di inchiostro
tipografico, alberi ed energia elettrica a iosa.
Corre
voce che Giulio Base abbia iniziato all’alba – già in ritardo – le riprese di
un film tv sul nuovo pontefice: il titolo provvisorio è: “Papa Coso là… aspè…
ce l’ho sulla punta della lingua!” perché ancora non ricorda il nome! Gli
opinionisti e i vaticanisti sono spuntati come funghi, Vespa si è trasferito
nel plastico di Cogne e aspetta una telefonata del nuovo Papa. Non c’è stata
una sola trasmissione, un solo canale, un solo profilo di social network in cui
si è letto: “nominato il nuovo Papa, è un argentino della Compagnia di Gesù si
chiama Jorge Mario Bergoglio e ha scelto un nome originale “Francesco”. Troppo poco
per innescare la “papalite”! Si è aperta un’esegesi su quelle poche parole
pronunciate… “viene dalla fine del mondo”, spostamento della visione “geopolitica”
del mondo, pagherà l’imu, metterà in mutande Bertone e soffierà le Paoline a
Bagnasco facendole diventare amanuensi, evirerà chimicamente i pedofili,
licenzierà la monaca cuoca e si preparerà tutto da solo, vorrà una fermata
della metro A sotto il Vaticano e se non è possibile scambierà la papa mobile con
un auto elettrica, nominerà Grillo segretario di Stato e Casaleggio lo piazzerà
all’inquisizione (piacerebbe a Telespalla Caseleggio eh?) di tutto e di più
insomma.
Non
sono mancati anche i detrattori, i critici, gli scettici, quelli che attraverso
il suo passato lo vedono come un arrivista che ha puntato al soglio pontificio
in pratica dall’adolescenza. Un uomo estremamente ambizioso che per diventare
Papa ha scelto la strada più perversa e pericolosa, quella della morigeratezza
e della semplicità assoluta. Non fidatevi di un Cardinale che non ha voluto che
i suoi fedeli venissero da Buenos Aires a Roma per la sua nomina chiedendo loro
di donare i soldi necessari per il viaggio ai poveri, di un arcivescovo che il
Giovedì Santo fa la lavanda dei piedi ai neonati e ai malati di Aids, che ha
scelto di vivere in un appartamentino di pochi metri quadri e cucinarsi da
solo, non fidatevi di questa brutta gente… non ci facciamo abbindolare lo ha fatto
solo per diventare Papa.
Non
mancano anche voci e documenti su possibili lati oscuri e discutibili di Papa
Francesco, come la paventata vicinanza con la dittatura argentina dalla metà
degli anni Settanta, il suo non agire in difesa di due confratelli rapiti
quando era il Provinciale della Compagnia di Gesù – anzi si ritiene sia stato
proprio Bergoglio a indicarli come “sovversivi”-, tutto documentato negli
articoli e nei libri del giornalista Verbitsky
che ha seguito la vita di Bergoglio per quasi quarant’anni. Ma quasi
istantaneamente sono spuntati articoli di difesa – anche sullo stesso sito o
testata – che invece descrivevano Bergoglio come un oppositore della dittatura.
Un sacerdote che con cautela e fermezza cercò di aiutare le famiglie dei
rapiti. Che chiese di persona la liberazione dei due gesuiti che scelsero di
spogliarsi per combattere il regime argentino. Insomma tutto e il contrario di
tutto nel giro di una giornata.
Le
voci si moltiplicano e si amplificano, non interessa la notizia vera … basta
una notizia, una voce, anche di corridoio, anche ascoltata negli orinatoi di
fianco alla Sistina, una parola dei vicini di casa, una seduta spiritica coi
nonni; tutto fa brodo, l’importante è che se ne parli.
In
neanche 24 ore a Cacciari già sta sulle palle, Messori ha scritto tre biografie
e due già postume, Vespa ha registrato due mesi di trasmissione con un plastico
di San Pietro (opportunamente sottratto dall’Italia in miniatura perché siamo
in austerity), la Venier è andata a pescare i suoi parenti nella Pampa – a spese
del nostro canone – e quella santa donna della D’Urso fingerà di essere una
monaca piemontese per intervistare i compaesani del borgo di origine
approfittando per un po’ di questua.
Un
po’ d’aria gente … fatelo respirare, già uno ha abdicato… e dei bei casini ce
li ha già in casa.
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