Questo venticinque
luglio è un giorno speciale, un giorno
importante per i partiti del nostro parlamento. Infatti da domani tutti i
partiti, o quasi, possono andare in vacanza sereni: è stata stabilita le cifra
dei rimborsi elettorali e per fortuna hanno quel minimo per le piccole spese
extra. Che saranno mai 48 milioni 664
mila 725 euro una volta distribuiti alle forze che compongono la Camera dei
Deputati? A farsi due conti saranno così divisi: al Partito Democratico
andranno appena 18 milioni 74 mila euro e rotti, al Pdl 18 milioni 674 mila euro, un milione e 124
mila euro a Sel, 5 milioni 479mila alla Lega, 3 milioni 111mila all'Udc; un milione
352 a Scelta Civica, e infine a Fratelli d’Italia 442 mila 868 a Fratelli
d'Italia. Ricordiamo inoltre che mancano i rimborsi per il Senato e la cifra
aumenterà, ma tranquilli… in tutto saranno solo 91 milioni di euro.
Ammettiamolo… questa gente avrà appena appena le spese per una cabina presa
collettivamente a Fregene. Bisogna avere tatto in questo momento così difficile
per i partiti. Va sottolineata, in controtendenza, la scelta del Movimento 5
Stelle di rinunciare alla propria quota, circa quattro milioni e 200 mila euro.
Come tutti sanno la
mozione proposta dal M5S, condivisa "formalmente" dal Pd, per l’abolizione dei
finanziamenti pubblici ai partiti non è passata – anche se da quelle parti
nessuno ricorda che un referendum li ha abrogati nel 1993 -, ma Letta ha
garantito che l’abolizione resta comunque una priorità e vinceranno questa
battaglia. Intanto i soldi se li son presi, perché - diciamolo - le battaglie costano;
avrebbero potuto rinunciare comunque, come ha fatto il Movimento cinque Stelle,
non sarebbe passato come uno scandalo, e di certo nessuno sarebbe andato in
galera, ma questi soldi c’erano, che facevano? Li buttavano? E allora meglio
prenderli, potrebbero andare in mani sbagliate: a qualche gruppo di
delinquenti, casomai a dei nullafacenti che occupano poltrone comode comode, dei posti di potere senza fare un’emerita mazza dalla mattina alla sera.
Ma un paio di domande a
Enrico Letta vanno fatte… purtroppo è d’uopo, all’emaciato gli toccano. Prima
di tutto: perché per il “Decreto del Fare” – nome di una tristezza abissale -,
il governicchio delle larghe intese è ricorso alla fiducia, forzando così le
camere ad approvarlo, mentre per l’abolizione dei finanziamenti ai partiti si è
arreso subito, nonostante abbracciasse incondizionatamente la causa grillina? Nel
primo caso avete mostrato i muscoli, dichiarando di essere forti, affermando che non ci sono alternative che a questo esecutivo se non il caos - parole dell’oriundo
Kazako Alfano, fonte attendibilissima… se vuoi svernare a tua insaputa in
Siberia con moglie e figli, il servizio è perfetto: ti viene a prendere fin
dentro casa -, mentre per il finanziamento ai partiti vi siete presentati alle
Camere senza convinzione, non avevate verve, grinta… eravate già sommessi e
sconfitti a priori. Enrico… ci devi credere! A parole siamo tutti bravi: d’accordo
che hai promesso a Confindustria che il piccolo Nemo vedrà il padre, ma guarda
meno televisione!
Seconda domanda: perché
la legge per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non è stata una vostra
proposta? Non poteva essere inserita nel rivoluzionario “decreto del fare”?
In questo fenomenale disegno di legge che dovrebbe cambiare tutto il Paese?
Sarebbe stato più semplice imporlo con la fiducia, no? Il decreto del fare
ridarà la vista ai ciechi, la parola ai muti… ma non restituirà soldi che non
meritate per nulla. Intanto con i soldi in tasca hai promesso che non
li prenderete più… per questa volta ti è andata male lo so, e mi dispiace… ci
hai provato… proprio non li volevano i
partiti questa prima tranche di 48 milioni 664 mila euro, chissà come ci siete rimasti male
appena avete avuto la certezza di incassarli. Come sono dispiaciuto per voi,
credetemi!
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