In Verità

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sabato 24 agosto 2013

ALFANO SI APPELLA ALLA COSTITUZIONE



Il vertice fiume ad Arcore non ha prodotto risultati! I figli di Berlusconi in coro gli ricordavano che se sa giocare a dama un anno passa presto, che cambiare un pannolone gli potrà tornare utile; ma niente! Silvio non ci sta, vuole esser salvato e tra i falchi e le colombe lui si distingue perché è un avvoltoio. C’erano tutti, dalla famiglia ai delfini, dalle valchirie alle neofite, e non si è arrivato a niente. Arcore era battuta dalla pioggia, sembrava già autunno, nonostante la Santanchè avesse ancora i racchettoni nel bagagliaio si respirava solo tristezza, ma non rassegnazione. Dopo ore di insulti e tentativi di pacificazione, frammezzati da canzoni di Apicella cantate “soavemente” da Francesca Pascale tra un calippo e l’altro, si è giunti a qualcosa che metteva d’accordo tutti: è sabato… “Party Time” e se ne parla lunedì. Perché un Moito caldo è un Moito morto!  
Tutti compatti sono usciti dal palazzo del re in “trenino” con Alfano locomotiva, e al segretario del pdl l’onere di dichiarare senza mezzi termini la posizione del partito: “Condannarlo è inammissibile. La Decadenza di Berlusconi è costituzionalmente inaccettabile”.
Ora, sentire appellarsi Alfano alla Costituzione è un po’ come se il Trota citasse  la teorie delle stringhe. Sarebbe la prova inconfutabile che la teoria è valida e che viene da un universo parallelo! Il “Ministrello silviocomandato” dopo il suo famoso Lodo, dopo il  caso Shalabayeva, dopo aver sbroccato lanciando il “propostone” sul vitto e l’alloggio ai carcerati extracomunitari pagati dai loro paesi di provenienza, adesso si barrica dietro una fantomatica carta costituzionale, che evidentemente ha redatto lui sotto acidi, e dichiara che la decadenza di Berlusconi è incostituzionale? Ma bisogna proprio aver peli sullo stomaco a “trecce” per fare una dichiarazione del genere

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