E’ piuttosto
imbarazzante essere in accordo con chi non
hai votato , cosa che capita a me nei confronti di Grillo. Ma tengo
lontano dal senso di colpa questo imbarazzo, visto che chi avrebbe dovuto
rappresentarmi ha l’enorme faccia tosta di non provare la minima vergogna per
aver disatteso totalmente i propri elettori. Letta con la Service Tax ha fatto
rabbrividire anche il Financial Times, testata che non è certo proprietà del
movimento No Global, ma ha ancora la sfrontatezza di definirla equa e
democratica, quando è solo uno “sdoganamento” bello e buono per gli speculatori
immobiliari.
Dire che Grillo ha
ragione non mi pesa, le sue proposte sono “popularmente”
nate per esser condivisibili, persino l’utopia è piacevole. Forse la foga e il linguaggio
andrebbero rivisti, ma anche questi sono elementi secondari per la mia personale
diffidenza. Il metodo dell’invettiva feroce mi starebbe anche bene in campagna
elettorale, ma fuori genera solo una sterile rabbia diffusa senza progetti e,
infine, viene anche a noia – ci hanno
abituato a tutto, figuriamoci se non all’ennesimo urlatore della politica
italiana.
La mia diffidenza nasce
da motivi strutturali, neanche ideologici: l’esempio della rete è tra i primi.
Il web è di certo uno strumento immenso e carico di possibilità, capace di generare
informazione, formare e informare; così come può anche essere il simbolo del
dispersivo, un mezzo – che per sua stessa natura – non si presta nell’immediato
all’approfondimento, o – addirittura - il viatico per nefandezze, se non la
chiave per un controllo globale. Come ogni mezzo ha i suoi pregi e i suoi
difetti dunque. Perché è appunto un mezzo. Ed un mezzo non può essere un
obiettivo. Invece per Grillo e Casaleggio il web è una meta, l’ideologia bianca - a pagina vuota - che ogni
utente può scrivere. Per loro la massima evoluzione della democrazia. Beh c’è
da dire che svegliarsi in una mattina per andare nei boschi e camminare sul
bordo di una piscina sono due attività diversissime, però in entrambi i casi si
potrebbe dire che si “va a funghi”! Ma restano due cose diverse.
Confondere il mezzo con
lo scopo può esser grave e pericoloso perché si perde di vista il percorso in
nome della meta. E’ un po’ come fare un viaggio in auto e considerare l’abitacolo
il punto di arrivo. E credo che una cosa del genere sia accaduta allo stesso
Grillo. I suoi obiettivi sembrano chiari ma in realtà non lo sono, cerca di
tenere il suo blocco al riparo dalle intemperie e dalle tentazioni, trasformando
in statue di sale tutti i suoi che si girano a sbirciare la Sodoma della
vecchia politica italiana. In realtà basterebbe semplicemente basarsi su degli
obiettivi precisi e chiari e abbassare il tiro sulla guerra alle streghe. Tutti
sanno che la politica è corrotta, che la vecchia generazione va “rinnovata”, ma
fossilizzarsi ferocemente in questa battaglia ha fatto perdere di vista ciò che
si vuol realmente ottenere. Uno stato che funzioni! In fondo basterebbe far
politica nuova per indurre ciò che è vecchio o ad adeguarsi, o – nel migliore
dei casi - ad estinguersi. Era necessario dar vita ad un meccanismo democratico
che una volta innescatosi generasse cambiamento in modo inevitabile. Invece è
accaduto che il pregiudizio – anche condivisibile – sulla politica totalmente
corrotta ha congelato la possibilità che questo meccanismo si mettesse in moto.
E’ successo infine che proprio la massima espressione della corruzione ha preso
la palla al balzo e ha fatto ciò che avrebbe potuto fare la “politica nuova”: è
entrata nel governo e lo condiziona di continuo: gli detta l’agenda e gli
interventi, quali leggi riformare e quali no. Questa è stata l’occasione mancata
a causa della linea dura. Ora Grillo grida allo scandalo contro la Service Tax,
ma quanto di tutto questo ricade anche sulle sue spalle? Quando ha deciso di
chiudersi a riccio, riducendo il suo Movimento ad una minoranza inefficace,
quanto ha contribuito affinché la vecchia politica spadroneggiasse ancora?
Grillo non è meno
responsabile di tutti gli altri, anche se ricorda di continuo che ha annunciato
e premesso in tempi non sospetti che non si sarebbe alleato con nessuno. All’epoca
lo disse perché non si sarebbe mai aspettato un consenso alle urne così alto,
anche lui ne rimase sorpreso. Quindi prima del voto, sicuro di rappresentare
una minoranza corposa e solo parzialmente influente, affermò che non avrebbe
appoggiato i giochi di palazzo di nessuno; ma quando si trovò a rappresentare
la prima forza del paese non doveva far sì che questo risultato venisse annullato
da quel vecchiume che tanto osteggiava. La cecità di Grillo - prodotta dal
confondere il mezzo con lo scopo - ha fatto sì che il suo Movimento venisse
messo in punizione dietro la “lavagna” delle istituzioni del Paese. Credo che
lo stesso Grillo ne sia cosciente, così come fu cosciente che nel momento in
cui fu rieletto Napolitano e chiamato in causa Letta per lui oramai non c’era
più niente da fare.
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