Il tempo stringe e per
Berlusconi si avvicina il giorno del giudizio. Dopo sua esplicita richiesta
tutta la piccionaia s’è zittita – tranne la Santanché che adesso va in giro con
un panno nero in testa come i merli. Adesso
è arrivato il momento della riflessione e del vaglio certosino delle
possibilità: bisogna trovare un modo per tirare fuori Silvio dal fango e ogni
consiglio va bene, da qualunque parte provenga. Uno spiraglio è arrivato
inaspettatamente tre giorni fa dall’ex presidente della Camera Luciano
Violante; il quale ha dichiarato che Berlusconi ha tutto il diritto di
difendersi e ricorrere, in extremis, alla Corte Costituzionale. Insomma il
saggio di Napolitano rincuora il condannato con una pacca sulla spalla
applicando alla lettera il metodo Letta: “se poco o nulla possiamo fare.. si
può sempre procrastinare!” Visto che a
Berlusconi tutto è concesso potremmo anche modificare l’icipit della nostra
Carta Costituzionale: “L’Italia è un paese fondato sul ricorso”.
Epifani frena i facili
entusiasmi dichiarando che le parole di Violante rappresentano una valutazione
personale che non corrisponde alla linea del partito – lui ancora crede di
essere segretario e solo per non turbarlo glielo fanno credere. Però Violante
ha fatto breccia: piace a Letta, piace a Napolitano e piace tanto anche all’ex
ministro Fioroni – un uomo che sta alla sinistra come il Trota sta al
vocabolario – che di punto in bianco si trasforma nel presidente onorario di “Nessuno tocchi Caino” e dichiara che
non bisogna essere prevenuti nei confronti di Berlusconi, che deve avere il diritto
di difendersi come chiunque altro. Chiunque altro? Caro Fioroni, “chiunque
altro” starebbe scontando la pena già dall’appello. A “Chiunque altro” in base
alla “straordinaria” legge ex-Cirielli non gli sarebbe stata commutata la pena ai domiciliari o ai servizi sociali per il limite di età raggiunto.
Ma
altri due fronti di difesa si stanno aprendo per Berlusconi:
il primo è la critica serrata alla legge Severino che prevede la decadenza per
i parlamentari corrotti, oggi interpretata dai legali di Berlusconi come
incostituzionale, in quanto creerebbe un conflitto tra il potere politico e
quello giuridico. Berlusconi, dunque,
secondo i suoi difensori, dopo esser stato condannato in cassazione perché ha
frodato lo stato mentre rivestiva la carica di Presidente del Consiglio non può
esser sottoposto ad una legge anticorruzione fatta proprio per casi del genere.
Il ragionamento fila, ovvio! L’esempio più lampante e provato di corruzione non
lo si può giudicare con un legge anticorruzione ratificata “ad hoc. Strano,
prima la legge Severino tutti la amavano, stava mettendo in riga molte
amministrazioni, adesso è uno scempio! Come cambiano le opinioni.
Infine l’ipotesi di
salvezza per Berlusconi più fantascientifica, quella che tradirebbe senza
appello l’antico detto romanesco “Nun se famo conosce!” , e cioè il
ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburbo! Ora, una Corte
suprema internazionale chiamata a rispondere sul caso di un politico italiano riconosciuto colpevole
di frode mentre era leader del suo paese cosa dovrebbe concludere? Che sono
stati lesi i suoi diritti? Che la pena a quattro anni, ridotti a uno solo –
oltretutto ai servizi sociali - perché altri tre sono caduti in prescrizione
sono una punizione inumana? Siamo capaci di scomodare la Corte di Strasburgo
per l’uomo più ricco del Paese anche se non l’abbiamo mai ascoltata quando ci
bacchettava per i processi troppo lunghi, per la situazione proibitiva delle
carceri e per l’eccessiva normativa penale “ad personam”? Ma allora andare all’estero per fare figure di
merda è uno sport nazionale!
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