In Verità

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martedì 27 agosto 2013

SIRIA...SE CI FOSSE STATO GEORGE JR.



Il povero Bush Junior si starà mozzicando i gomiti. Ma come? Lui le armi di distruzione di massa se l’è dovute inventare per attaccare il Medio Oriente mentre Obama invece s’è trovata la pappa bella e pronta? 

L’attacco del 21 agosto col gas nervino a Damasco ha fatto precipitare la situazione, e Stati Uniti e Gran Bretagna si apprestano ad intervenire, anche se Obama a ridosso degli eventi aveva precisato che non sarebbero state intraprese iniziative militari senza un mandato dell’Onu. Gli ispettori delle Nazioni Unite intanto se la vedono nera: i loro mezzi sono stati attaccati e stanno avendo non poche difficoltà a stabilire con precisione se l’attacco chimico c’è stato o meno, visto che il nervino è estremamente volatile quindi  già dopo due giorni non ve n’è praticamente più traccia.

La Siria è un paese strategicamente importante, anche molto ricco: metà del petrolio estratto va all’estero, è industrialmente avanzato, energeticamente indipendente e si trova al centro tra Turchia, Israele, Iraq, Giordania e Libano. Un cuscinetto notevole tra oriente ed occidente.  Insomma, attacco chimico o no, l’ex colonia francese torna utile. Infatti non interessa solo all’occidente: il presidente israeliano Peres ha dichiarato che sarebbe priorità della lega dei paesi arabi occuparsi della questione siriana - visto che la Siria ne farebbe anche parte. Peres ha anche sottolineato che la Lega se ne occuperebbe solo dopo la rimozione dell’eventuale arsenale chimico… una cosa del tipo: “pulite tutto e poi è cosa nostra” – richiesta poi non tanto fantascientifica visto che sarebbe anche la prassi.  Ma questa linea è poco plausibile: visti i precedenti tra Siria, Giordania e Israele la gestione del dopo sarebbe a dir poco apocalittica, la spartizione delle 13 regioni siriane sarebbe sanguinosa.  A sua volta la Russia non è proprio contenta che si aprano altre brecce verso est, e il ministro degli esteri di Putin, Lavror, afferma che le dichiarazioni ufficiali fatte negli ultimi giorni da Washington sul fatto che truppe americane sono pronte ad intervenire nel conflitto siriano sono viste da Mosca con grande preoccupazione. Quindi la Siria come la giri e la volti si appresta ad essere un imbarazzante incidente internazionale. In Europa c’è sempre la solita “unità d’intenti”: La Merkel dichiara che l’accaduto è grave e non può non produrre ripercussioni però bisogna aspettare il resoconto degli ispettori Onu mentre Inghilterra e Francia stanno già affilando le armi.

Il nostro ministro degli esteri Bonino invece adotta la linea della saggezza – forse per questo la fanno parlare poco – sostenendo che un intervento militare potrebbe avere conseguenze drammatiche, mentre un deferimento all’Alta Corte del governo Siriano che costringesse il presidente Assad l’esilio potrebbe essere una strada praticabile, quantomeno un tentativo obbligato prima dell’uso delle armi.  Ovvio che non verrà ascoltata; oramai i media lavorano di fino descrivendo la situazione a Damasco come già bella e che precipitata. La diplomazia ha fallito senza aver neanche mai operato… un record!

E’ dalla fine della Seconda Guerra Mondiale che si gioca a Risiko in Medio Oriente, e da venti e rotti anni a questa parte la partita ha raggiunto il suo culmine: tutti girano intorno a quello che è il vero obiettivo, il cuore della questione mediorientale che è Teheran. L’Iran è il bacino petrolifero più grande del mondo ma anche la potenza più ostile all’occidente in quella zona, due caratteristiche che messe insieme non aiutano per nulla la nostra crisi energetica e l’esaurirsi imminente dei pozzi petroliferi nordamericani, cosa che preoccupò molto “illo tempore” tutto lo staff presidenziale dell’amministrazione Bush, puta caso composto tutto da petrolieri.  Ah, se Junior avesse avuto questa occasione… cosa avrebbe combinato!  

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