Dopo una settimana
scarsa di requie le tubature “comunicative” delle istituzioni tornano ad
intasarsi di materiale di risulta: dichiarazioni qualunquiste, polemiche
sterili su indulto e amnistia, comunicati stampa, post ed interviste sugli
argomenti più disparati ed inutili: Grillo che insulta tutti, compresi parenti
e affini, Renzi che finge di avere capacità di discernimento con sondaggi alla
mano, Napolitano dispiaciuto e intristito dal clima di tensione, come se non ne
fosse responsabile, e Letta che ha scoperto finalmente la sua più intima
vocazione, il suo vero talento: dare nomi evocativi a provvedimenti senza
sostanza: “Decreto del Fare”, “Operazione Mare Sicuro”, “Tutto mio zio, ma
anche un po’ Giulio”… .
Ad alzare la posta sul
tavolo ci ha pensato il “Saggio” Quagliariello, il quale stamani ha
seraficamente dichiarato: Se ci sarà l’amnistia dovrà riguardare anche
Berlusconi, perché è inconcepibile che
“una legge non sia applicata a un solo cittadino”.
Ora non dobbiamo pensar
male, perché il senatore del Pdl si fa baluardo dei diritti dell’uomo senza
alcuna faziosità: è uno dei saggi napolinatei; certo… non è uno stilita dalla
dieta a base esclusiva di locuste, con barba lunga e mutandoni incatramati alla
pelle perché non si cambia da un trentennio, ma sempre saggio è! Dunque
Quagliariello parla saggiamente e non in malafede. Se ci sarà un’amnistia o un
indulto (o entrambi) e tra i reati da cancellare è annoverato quello per frode
fiscale con pena superiore ai quattro anni, e “l’interessato” non ha già goduto
in passato di provvedimenti simili, non si possono fare eccezioni!, deve godere
dell’atto di clemenza. Qui nascono gli intoppi per il saggio filantropo:
Berlusconi ha approfittato già in passato dell’indulto, la prima volta è
addirittura antecedente alla sua famosa discesa in campo: infatti fu condannato
per falsa testimonianza a causa della sua deposizione nel processo sulla P2 e
nel 90’ godette dell’indulto, quindi il caso Berlusconi uscirebbe
automaticamente fuori dal provvedimento. Ma qui viene in aiuto del saggio la proposta di
Amnistia presentata dal Senatore “Gal” Barani, la quale non solo prevede che
vengano amnistiasti reati, anche fiscali, per pene che – puta caso - arrivano
fino a sei anni – ovvero cinque di reclusione -, ma sono compresi anche i casi
di recidiva e di associazione a delinquere per stampo mafioso. Barani vuole dar
vita a un vero e proprio salto di qualità nelle operazioni istituzionali
pro-Silvio: passare dalle leggi ad-personam alle amnistie ad-personam! Con un
solo provvedimento si risolverebbero “di botto” tutti i problemi di Berlusconi:
dalla condanna Mediaset alle accuse delle procura di Palermo emerse sul
processo dell’Utri passando per il processo Ruby. Come per incanto tutte le
ambasce del Cavaliere verrebbero archiviate e il perseguitato ne uscirebbe
pulito come il culetto di un neonato prima della terribile “cacca liquida”!
E se i reati fiscali
non fossero contemplati nell’amnistia che sta “drammaticamente” maturando nelle
coscienze scosse dei nostri rappresentanti dopo l’accorato appello di
Napolitano? In fondo per reati fiscali da queste parti in galera ci si va poco!
Chi va in carcere per frode o per falso in bilancio, reato addirittura
depenalizzato? L’idea non sarebbe malvagia e neanche nuova, infatti dobbiamo
ricordare nell’amnistia del 1990 i reati fiscali non furono contemplati,
bisogna inoltre tenere a mente che nell’Italia repubblicana postfascista il
periodo detentivo amnistiato non ha mai superato i quattro anni (tre di
reclusione effettiva), mentre adesso Barani vuole addirittura strafare, vuole
amnistiare i condannati fino a sei anni, un’assoluta novità se escludiamo
l’Amnistia per i reati politici antifascisti del 45’ e quella per i reati
militari del 46’.
Non dobbiamo
meravigliarci di tutto questo perché Quagliariello e Barani sono da sempre dei
garantisti illuminati, anche se sino ad ora - per troppa modestia - non l’hanno
dato a vedere. Sono dei Gandhi impegnati a diffonder pace e non violenza nelle
Camere, dei veri e propri socialisti utopici preraffaelliti alla William Morris,
i quali non contemplano nella loro visione della società la detenzione come pena
per l’espiazione dei reati, sono delle pie “Madre Teresa” in borghese, caritatevolmente
impegnate nel lazzaretto tragico delle istituzioni, sempre pronte a mondare a mani
nude le purulente piaghe inferte ingiustamente dal morbo crudele della malagiustizia!
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