In Verità

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lunedì 28 ottobre 2013

RENZI, IL GANZO DA MICROFONO D'ORO!


La Leopolda era strapiena, il dibattito non proprio accesissimo perché tutto era incentrato su Renzi, guai alle ad idee foriere e fuori contesto: la Leopolda è di Renzi e serve a Renzi, e in fondo la cosa è più che legittima, il Sindaco di Firenze giocava in casa. Giorni di confronti e approfondimenti ed infine si è giunti “faticosamente” ai punti fondamentali, alle linee guida del nuovo che si impone: una nuova legge elettorale, il bicameralismo, la riforma della giustizia e l’immancabile modifica del titolo quinto della Costituzione. Sì, siamo ad una svolta! Il nuovo si sente proprio a pelle, percepiamo un vitale e attivo prurito alle mani che ci fa venire “voglia di fare” e le nostre menti si sono aperte a nuovi orizzonti. Renzi ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto guardare il sistema da un altro punto di vista… quello della defibrillazione disperata al grido “ Libera!, lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo”!
Giorni di conferenze, soldi buttati, gente chiamata a discutere per infine “copiare letteralmente i programmi elettorali e i progetti “vergognosamente ciclostilati” del Pdl e del Pd da almeno dieci anni? Speziati qua e là dai “soliloquia” inutili del padrone di casa vestito perennemente come un agente dell’Fbi del 1954? Tutto questo  sarebbe piaciuto da morire ad Edgar Hoover ed è tutto dire!  Nessuna pietà per l’originalità, spietati contro i progetti e il senso critico, ma ammiccanti e servili nei confronti dei luoghi comuni che congelano lo “status quo” fingendo di attaccarlo. Tutto imbastito per la continua ricerca dell’applauso in un contesto che sta nel giusto mezzo tra un incontro di Comunione e Liberazione e un convegno farmaceutico. Dal berlusconismo al tramonto a “gattamortismo” dell’ovvio. Non c’è stata una sola parola di Renzi o degli intervenuti che non sia stata detta per gli astanti, che non sia stata tristemente mutuata dalle convention provinciali dei democrat americani – il preoccupato timore che d’improvviso venissero liberati in sala palloncini e striscioline colorate mi terrorizzava, generando un continuo e sottile stato d’ansia che “ancor non m’abbandona”!
Matteo Renzi non ha detto nulla di nuovo! Niente di originale, ma la novità consiste nel fatto che ha incentrato tutte le ovvietà sulla sua immagine, cosa che nel Pd nessuno ha mai fatto. Fortunatamente In questi vent’anni il personalismo politico è stato, nel contempo, il grande assente e la ragione unica delle sconfitte del riformismo in questo paese: nessuna personalità è stata in grado - vuoi per formazione, vuoi per poco carisma – di imporsi sulla scena ridicola della pantomima italiana; solo Berlusconi è stata l’incontrastata “primadonna” del circo costringendo tutti gli altri ad inseguirla sacrificando, lentamente e inesorabilmente, quelle misere briciole di dignità e serietà che ancora li rendeva presentabili. Uno dei grandi danni storici del berlusconismo consiste proprio in questo, nell’assoluto e arreso conformarsi al dettame e alle modalità del peggiore di tutti, perché – visti i risultati ottenuti dalla decaduta diva – rappresentano non solo la via migliore ma anche la più facile: non conta ciò che si dice, la sostanza è secondaria e accessoria, ma essenziale è produrre effetti e consensi per ottenere numeri. La Leopolda questo ha rappresentato: la vecchia prima donna non ce la fa più ad ammaliare, non scende più la lunga scalinata come una dea e lascia spazio ad una più giovane e meno sbilenca, una che fa esattamente le stesse cose, solo che le fa al “passo coi tempi”, in modo più ammiccante ed efficace. Ad esser nuova è nuova, Renzi è indubbiamente la nuova Showgirl… solo che fa le stesse identiche cose.
La politica si è impossessata delle stesse categorie della moda (altro regalo del berlusconismo), l’effimero per imporsi e consolidarsi si vede costretto a celare la sua natura dichiarando di agire in nome della novità, ma la sua futile quanto imperitura sostanza non muta. La novità non è il “nuovo”, il nuovo è radicale la novità è la semplice ed inevitabile esigenza dell’avvicendamento.
A volerla fare facile (in modo tale da permettere anche allo stesso Renzi di capire), il sindaco di Firenze è indubbiamente una novità, ma non è assolutamente nuovo! E’ qualcosa di temporaneo e stagionale, un’etichetta nuova su un vecchio prodotto, un maquillage necessario per esigenze di mercato, ma niente di più. Bisogna anche aggiungere che Renzi si presta anche al consumo facile: figlio dei suoi tempi, come tanti di noi, ha il grande difetto di puntare tutto sul consumo “a breve” della sua immagine e – benché sappia di stantio già dalla culla – batte ossessivamente il ferro finché è caldo per non perder tempo, intervenendo e sentenziando senza controllo su ogni cosa e in modo spesso contraddittorio. Il Renzi della Leopolda condanna le larghe intese, quello di aprile accusava apertamente Bersani perché non aveva alcuna intenzione di stringer patti con il pdl di Berlusconi per un governo emergenza (se solo ci fosse riuscito). Il Renzi rottamatore per due mesi smontò “pezzo pezzo” il “lego” D’Alema per poi rimontarselo con comodo e allegramente nel soggiorno di casa.  Il Renzi della Lepolda dichiara di voler demolire tutte le correnti a cominciare dalla sua, ma il Renzi di un mese fa negava che vi fosse una “corrente a suo nome”. Il Renzi della Leopolda si candida ufficialmente alla segreteria del Pd, ma il Renzi intervistato da Fazio in aprile dichiarò di non avere alcuna intenzione di fare il segretario di partito.

A questo punto l’operazione di “Maquillage” è evidente, il metodo adottato dal “ragazzo dal microfono d’oro” è lo stesso della “leggendaria Osiris” che lo ha preceduto: valuta gli animi, fa una media delle lamentele e dei disagi più diffusi e dice quello che la gente si vuol sentir dire evocando il futuro dei figli, la giustizia sociale, le panchine lunghe, gli autogol e i “fuori gioco” evidenti non visti dall’arbitro!   

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