In Verità

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mercoledì 31 luglio 2013

DE GREGORI, “RUMORE DI NIENTE”.


Francesco De Gregori oggi ha rilasciato un’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. Non l’avesse mai fatto! Una delle icone della canzone d’autore sembra si sia clamorosamente tuffata, oltretutto di “sua sponte”, nella caotica piscina di fango dei media di casa nostra, riempiendo di schizzi melmosi un curriculum poetico straordinario. Ha attaccato il Pd – e qui l’animo semplice ed ingenuo del poeta è ancora vivo e palpabile, perché crede esista il Pd -, dichiarando che rinuncerà al votare perché  beccheggia goffamente “tra gli slow Food strizzando un occhio ai “No Tav” per rubare qualche consenso a Grillo, e che la sinistra oggi “è un arco cangiante che va dall'idolatria per le piste ciclabili a un sindacalismo vecchio stampo, novecentesco, a tratti incompatibile con la modernità”  (cosa che messa in rima e musicata come solo lui sa fare avrebbe venduto non poco). Che dire… è stato fantasiosamente ovvio, come lo siamo tutti ma… con meno immaginazione. Ha mostrato il suo disincanto, la sua stanchezza, la sua resa davanti ad un’avvilente evidenza che deprimerebbe anche il Che. E per questo è stato criticato: accusato dalla sinistra di ingratitudine – come se De Gregori fosse di sinistra per esigenze di contratto discografico -, di qualunquismo spicciolo sui social network, da blogger e giornalisti più o meno influenti, per non parlare di malcelate insinuazioni su una parabola reazionaria del cantautore causata dall’approssimarsi della senilità. In un modo o nell’altro tutti sono stati delusi da Francesco De Gregori e tutti ha scontentato; anche chi in fondo ha tentato di giustificarlo già solo in nome dell’amore incondizionato per la sua poesia. Di tutti commenti sentiti o letti avessi sentito qualcuno che ha dichiarato: “ma il poveraccio” – si fa per dire – “non si sente più rappresentato da nessuno, e a questo punto  non  vuole più rappresentare nessuno”. Perché Francesco De Gregori dovrebbe continuare ad essere la bandiera di gente senza idee, senza “ideologia” – parola terrificante oggi -, di traffichini penosi e insulsi che hanno perso di mira ogni decenza? In fondo è da un po’ che la sua musica ha rinunciato al colore politico, il disincanto è nei testi ed è anche piuttosto evidente. Certo, ha votato Monti alla Camera… e a questa affermazione non nego che ho subito pensato che avrebbe dovuto rinunciare a votare già qualche mese fa… ma credeva che il “Rigor Montis” fosse una ricetta valida; e qui gioca la sua ricchezza, il suo aver preso congedo dalla reale situazione del Paese, perché una cosa è esserne a conoscenza e un’altra e sentirla o viverla. Oramai De Gregori fa parte di un empireo che ignora strutturalmente anche se sa formalmente: è dall’altra parte di quella voragine sociale che non ha fatto che ingigantirsi da venti anni a questa parte. Lui può tranquillamente affermare: “Succede che il mio interesse per la politica è molto scemato. Ha presente il principio fondativo delle rivoluzioni liberali, "no taxation without representation?". Ecco, lo rovescerei: pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi.” Lui può permettersi di schifare e snobbare la politica con il disincanto di chi ha dato, ha comunicato, ma adesso… è stanco. Non chiedetegli un’opinione, un’appartenenza, perché anche se è qualunquistico affermarlo… “sono tutti uguali” – mai vero come adesso col governicchio delle “larghe intese”. Non è che adesso con la paura di essere accusati di qualunquismo vogliamo negare l’evidenza dei fatti? Sarebbe autocensura e ci mancherebbe solo questa! Questa realtà è qualunquista e misera mettiamocelo in testa! E se la realtà politica è qualunquista sarà forse perché è composta, commentata, gestita, violentata e sfruttata da gente mediocre e dozzinale, incapace, avida, inetta e senza alcun senso civico e sociale? La butto lì!...
De Gregori è un artista, un cantautore, un poeta… ma noi siamo sempre italiani: quel popolo che è politico anche quando è seduto sulla tazza del cesso, che pretende dalle proprie icone – anche se si occupano di tutt’altro – la  ragione, l’illumininazione – e grazie a questa radicata mentalità malata, più retorica che pratica, più di immagini che di contenuti, ha permesso a comici e pagliacci sessuomani di governarci! Aspettiamo sempre il carismatico che ci guidi; ammettiamolo… noi siamo politicamente messianici! E quando qualcuno che abbiamo eletto profeta non ci accontenta ci restiamo “troppo male”. Francesco, non hai detto nulla che nessuno non ripeterebbe… ma da te non ce lo aspettavamo!, come minimo dovevi comporci un nuovo inno seduta stante col quale gloriarci di essere di sinistra anche non facendo una mazza come sempre. Però avremmo avuto una canzone in più da cantare… vuoi mettere? Mica cocce de noci!!???

domenica 28 luglio 2013

SILVIO E LA CASSAZIONE.SILENZIO,SI VA IN SCENA


Tutto è oramai pronto per il grande spettacolo. Le parti sono state ripetute e straripetute e tutti gli attori si stanno sincronizzando come un orologio svizzero. Berlusconi, il grande protagonista, è entrato visceralmente nel suo personaggio: l’affranto perseguitato ma guerreggiante! I suoi sono toni bassi e pacati… ma sempre ottimistici, solo una leggera spolverata di fatalistico pessimismo che monta pian pianino con l’approssimarsi del trenta luglio. La vittima sacrificale gli è sempre venuta bene, adesso però ha sviluppato un lato nuovo del personaggio, un lato solo in apparenza più sottotraccia: quello del vilipeso esausto oramai arreso ai nemici dopo anni e anni di battaglie, tipo l’inevitabile rassegnazione del clandestino che ha patito “abusi a bordo di un cargo battente bandiera liberiana.” Silvio non si espone, la sua parte è quella del dimesso: è una presenza scenica potente e plumbea e non ha bisogno di sfoderare una retorica urlata né la sua ventennale virilità politica: “Ho oramai  quasi 78 anni” – dichiara – “ e se dovessi esser condannato mi spetterebbero i domiciliari. Ma io mi presenterò davanti al carcere”. Ecco! Qui c’è tutto uno studio di questo grande attore, che si destreggia impeccabilmente tra l’Edipo a Colono di Sofocle e il compianto Bombolo menato un momento sì e l'altro pure da “Er Monnezza!” E’ lì impotente e pio, ha davanti un epilogo che lo porta sommessamente verso l’Ade con prole singhiozzante, però… l’impietoso e giustizialista volgo lo “corca” de mazzate durante il tragitto! Ebbene sì… i cattivi siamo noi in questo capolavoro del tragicomico… che attende l’ultimo atto? L’interrogativo è d’obbligo! In fondo chi vuole più la sua condanna? Solo chi ha memoria, e la memoria degli italiani è più breve di un orgasmo - come ricorda Paolini. Quel che conta è il presente! Mica possiamo star lì ad esser puntigliosi e ricordare tutto quello che ha combinato? Sembreremmo dei persecutori ossessionati. Ma se anche la sinistra ha smesso di essere antiberlusconiana! In pratica ha rinunciato all’unica cosa che la teneva insieme. Proprio adesso che Silvio non è “non eleggibile” - solo ed esclusivamente per opera e virtù delle santissime “larghe intese” - vogliamo condannarlo? Adesso che c’è la “Pax Lettiana” e tutti vanno d’amore e d’accordo? No! Non si può! Continuassero a schifarlo tutti: la Merkel, Obama, Cameron, tutta l’Europa e il resto del mondo… ma a noi adesso ci serve! Altrimenti fa saltare tutto! Sentite i suoi coreuti che già gridano vendetta? Voci stridenti e fastidiose come quella di Cicchitto, che con quella faccia da vecchia e acida suora spogliata tuona: “Se Berlusconi venisse condannato si supererebbe un limite invalicabile! Mai in un paese democratico è stato condannato il leader di un partito di maggioranza!” Non è vero per niente, però fa effetto – e il coro a questo serve. Potremmo replicare alla acre “ex superiora” che nessun paese democratico però ha avuto Berlusconi, negli altri paesi le leggi sul conflitto di interessi le hanno e… udite!, udite!, le usano!
Però come recita bene Silvio! Riesce a dare al suo personaggio sfaccettature tanto impercettibili quanto incisive; peccato che la pubblicità, le orride notizie di cronaca e gli speciali sui costumi estivi delle dive coi culi al vento frantumano il pathos e la linea narrativa! Ma il nostro istrione è abile e supera tutto e tutti con le sue profonde affermazioni: “In caso di condanna – ma verrò assolto – non sarò esule come Craxi… resterò!” Il paragone calza, gli è cucito addosso ammettiamolo. Peccato però che Craxi non era un esule ma un latitante scappato dall’Italia perché condannato in contumacia per crimini che aveva commesso. Ma l’errore di licenza (licenzioso errore) ci voleva, il nostro non poteva accomiatarsi senza una disperata traccia di patetico pseudo-eroismo … il canovaccio la esigeva!  

sabato 27 luglio 2013

ALFANO CONTINUA A STUPIRCI!


Sempre sulla scia del “L’Affaire kazako” il “ministrello” Angelino Alfano continua a deliziarci dando spettacolo. Oggi il Presidente del Tribunale di Roma Mario Bresciano ha presentato il suo rapporto sul caso Shalabayeva alla commissione di inchiesta istituita dal ministero della giustizia. in questa relazione Bresciano dichiara senza mezzi termini che la polizia nascose informazioni importanti al giudice di pace Stefania Lavore che autorizzò il fermo presso il centro di Ponte Galeria di Alma Shalabayeva e di sua figlia. In pratica la questura di Roma omise di dare notizie sull’effettiva identità della donna al giudice, la quale era in possesso di un falso passaporto centrafricano. Il giudice non era stata aggiornata sulle effettive identità delle due trattenute mentre polizia ne era già a conoscenza sin dal 28 maggio: in quella data, infatti, la questura di Roma riceve un fax dal Kazakistan nel quale viene informata della presenza di Alma Shalabayeva nel villino di Casal Palocco. Il presidente Bresciano rincara la dose affermando che queste mancate informazioni sono risultate alquanto sospette, ed hanno portato a conseguenze “gravissime”. Il giudice di pace Lavore infatti non vide scritto il nome di Alma Shalabayeva in nessun documento o richiesta presentati in tutta fretta dalla forza pubblica, e che venne a conoscenza della vera identità della donna solo successivamente dai suoi legali. Il presidente del Tribunale di Roma, dunque, accusa le forze di polizia di  non aver informato opportunamente il giudice Lavore, la quale fu anche sviata dalla repubblica centraficana che confermò la validità del documento esibito dalla Shalabayeva. Insomma per Bresciano ci sono troppe “stranezze” inspiegabili, omissioni, frettolosi e grossolani pasticci e sospetti che rendono l’arresto della dissidente Kazaka un caso curioso e inquietante… nel quale sia la Questura di Roma che il Ministero degli Interni hanno giocato un ruolo tanto consapevole quanto ambiguo.
Ma come se non bastasse il Viminale oggi ne combina un’altra: Alfano, deciso a rinnovare il ministero con un ricambio massiccio di poltrone, invia un comunicato stampa riguardante il Capo della Polizia Pansa… documento subito annullato con una smentita. In seguito vengono diramate le nuove nomine, e nel vorticoso giro di nomi spunta quello di Giovanna Maria Iurato, incaricata da Angelino a presiedere la Direzione Centrale degli affari dei culti presso il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Giovanna Maria Iurato è l’ex prefetto della città de l’Aquila ed è diventata famosa per un’intercettazione telefonica nella quale dichiarò – ridendo - al collega Gratteri di aver finto commozione e lacrime davanti alla Casa dello Studente all’indomani del terremoto che distrusse la città nell’aprile del 2009. Ma come se non bastasse, la Iurato è stata inquisita per turbativa d’asta insieme al marito Giovanni Grazioli, dirigente della società Elsag-Datamat del gruppo Finmeccanica, inchiesta avviata della procura di Napoli riguardante presunti azioni illegali per l’affidamento della realizzazione della Cittadella della Sicurezza. Nella fattispecie l’ex prefetto (ma attuale dirigente grazie ad Alfano) è stata accusata - e per questo interdetta dai pubblici uffici - di aver fatto pressioni affinché l’appalto di questo progetto venisse affidato alla società gestita dal marito.   
Ecco i nuovi collaboratori del Ministro del Interni Angelino Alfano, un nome… una garanzia! Ora tutti possiamo dormire tra due guanciali, la nostra sicurezza come cittadini è in una botte di ferro! 

venerdì 26 luglio 2013

COME TI ACCOPPIAMO FASSINA!



Siamo d’accordo che col tempo gli incendiari diventano pompieri, ma che il PD si sia concesso senza remore e vergogna alle lusinghe limacciose della pura reazione è un tantinello esagerato.  
Ieri in una sciagurata conferenza stampa il viceministro Fassina, posseduto  chissà da quale demone rivoluzionario, ha dichiarato che in materia di evasione fiscale bisogna distinguere: c’è chi lo fa in modo sistematico e dannoso, lucrando senza dichiarare le proprie entrate, casomai facendole abbronzare alle Cayman, e chi… oberato da una pressione fiscale ipertrofica e cieca le evade per necessità, perché non può sostenere un carico di imposte pesantissimo. Nei pensieri di Fassina – con ogni probabilità – scorrevano le immagini di piccoli e medi imprenditori che falliscono ogni giorno, di lavoratori autonomi e artigiani salassati, di dipendenti licenziati o precari, non certo quelle patinate dei dirigenti d’azienda di multinazionali, di imprenditori con grandi disponibilità di credito e di garanzie.  Per una volta il consulente economico di Prodi si è ricordato di essere di sinistra – illuminazione rara e mefitica oggigiorno nel suo partito – e ha detto un’ovvietà, una cosa che è sotto gli occhi di tutti. Una cosa tanto ovvia che persino Letta ha dichiarato qualche giorno fa parlando davanti ai dirigenti di Equitalia – purtroppo ha dovuto, non aveva molti argomenti su cui era veramente ferrato, forse non avrà visto film di animazione interessanti ultimamente.
Se è Letta a parlare passi… ma Fassina no! Tutti si sono scagliati contro di lui, suoi “compagni di partito”, sinistra, destra, centro… tutti non ne mancava nessuno all’appello. Addirittura Brunetta ha colto la palla al balzo e ha spocchiosamente affermato che ciò che ha detto Fassina lo dichiarò anche Berlusconi ma tutti lo attaccarono tacciandolo di essere un evasore che sparava solo minchiate. Beh, a questo punto bisogna precisare: Silvio fece questa dichiarazione in campagna elettorale, esattamente in data 17 febbraio 2004, non eravamo in emergenza economica – il 2008 era ancora lontano -, sottolineiamo che dalla sua entrata in politica le sue aziende sono sempre state in attivo e in espansione, solo nel 2012 si è registrato un pareggio, ed il cavaliere che non licenzia mai nessuno è corso subito ai ripari “allontanando garbatamente dal loro posto di lavoro suoi dipendenti con delle simpatiche letterine”. Berlusconi all’epoca affermò una cosa sostanzialmente diversa, e cioè che se il carico fiscale è superiore al 33% è “morale” evadere le tasse!, Insomma la sparò grossa sulla croce rossa a colpo sicuro, perché da noi la pressione fiscale ha sempre avuto percentuali record. Quindi l’affermazione del candidato cavaliere era un semplice e mero slogan elettorale rivolto a una categoria di elettori tanto numerosa quanto vessata. Non a caso durante i suoi governi il carico d’imposte non ha fatto altro che aumentare – anche se distraeva tutti con l’ici.
Strano però che il nostro fisco quando non trova soldi non va a cercare liquidità nelle grandi aziende, bensì tra le piccole e medie realtà, tra i lavoratori dipendenti, in poche parole da chiunque non possa scappare. Ricordiamo sempre al “mancato premio Nobel” Brunetta che in Italia sono proprio le piccole e medie imprese ad aver retto l’economia, e che spesso i vari salvataggi di blasonatissimi marchi come Fiat&Co. sono gravati proprio su queste realtà. In ogni paese decente sono i grandi a trainare i piccoli, ma solo in Italia sono i piccoli a “trascinare” penosamente i grandi come delle zavorre inutili.

E, infine, caro Brunetta… tieniti forte che il colpo sarà duro: purtroppo Berlusconi è un evasore: almeno nei primi due gradi di giudizio Silvio è stato condannato per evasione fiscale, anche se il 30 prossimo venturo confidate nella “Cassazione amica” è stato comunque condannato per questo reato.  Ma in qualche modo la sfangherete… tutti confidiamo in voi! In vent’anni avete maturato l’esperienza giusta; vi siete fatti le ossa e indurito la pellaccia: adesso si preoccupa per voi anche la sinistra, anche l’innominabile Giorgio che sino a sei mesi fa avrebbe venduto l’anima al diavolo per liberarsi di Berlusconi ora si trova a sperare che non lo condannino. Tenete duro il 30 è vicino!     

giovedì 25 luglio 2013

LA CAMERA IN FESTA! ARRIVANO I SOLDI!

Questo venticinque luglio  è un giorno speciale, un giorno importante per i partiti del nostro parlamento. Infatti da domani tutti i partiti, o quasi, possono andare in vacanza sereni: è stata stabilita le cifra dei rimborsi elettorali e per fortuna hanno quel minimo per le piccole spese extra. Che saranno mai  48 milioni 664 mila 725 euro una volta distribuiti alle forze che compongono la Camera dei Deputati? A farsi due conti saranno così divisi: al Partito Democratico andranno appena 18 milioni 74 mila euro e rotti, al Pdl  18 milioni 674 mila euro, un milione e 124 mila euro a Sel, 5 milioni 479mila alla Lega, 3 milioni 111mila all'Udc; un milione 352 a Scelta Civica, e infine a Fratelli d’Italia 442 mila 868 a Fratelli d'Italia. Ricordiamo inoltre che mancano i rimborsi per il Senato e la cifra aumenterà, ma tranquilli… in tutto saranno solo 91 milioni di euro. Ammettiamolo… questa gente avrà appena appena le spese per una cabina presa collettivamente a Fregene. Bisogna avere tatto in questo momento così difficile per i partiti. Va sottolineata, in controtendenza, la scelta del Movimento 5 Stelle di rinunciare alla propria quota, circa quattro milioni e 200 mila euro.
Come tutti sanno la mozione proposta dal M5S, condivisa "formalmente" dal Pd, per l’abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti non è passata – anche se da quelle parti nessuno ricorda che un referendum li ha abrogati nel 1993 -, ma Letta ha garantito che l’abolizione resta comunque una priorità e vinceranno questa battaglia. Intanto i soldi se li son presi, perché - diciamolo - le battaglie costano; avrebbero potuto rinunciare comunque, come ha fatto il Movimento cinque Stelle, non sarebbe passato come uno scandalo, e di certo nessuno sarebbe andato in galera, ma questi soldi c’erano, che facevano? Li buttavano? E allora meglio prenderli, potrebbero andare in mani sbagliate: a qualche gruppo di delinquenti, casomai a dei nullafacenti che occupano poltrone comode comode, dei posti di potere senza fare un’emerita mazza dalla mattina alla sera.
Ma un paio di domande a Enrico Letta vanno fatte… purtroppo è d’uopo, all’emaciato gli toccano. Prima di tutto: perché per il “Decreto del Fare” – nome di una tristezza abissale -, il governicchio delle larghe intese è ricorso alla fiducia, forzando così le camere ad approvarlo, mentre per l’abolizione dei finanziamenti ai partiti si è arreso subito, nonostante abbracciasse incondizionatamente la causa grillina? Nel primo caso avete mostrato i muscoli, dichiarando di essere forti, affermando che non ci sono alternative che a questo esecutivo se non il caos - parole dell’oriundo Kazako Alfano, fonte attendibilissima… se vuoi svernare a tua insaputa in Siberia con moglie e figli, il servizio è perfetto: ti viene a prendere fin dentro casa -, mentre per il finanziamento ai partiti vi siete presentati alle Camere senza convinzione, non avevate verve, grinta… eravate già sommessi e sconfitti a priori. Enrico… ci devi credere! A parole siamo tutti bravi: d’accordo che hai promesso a Confindustria che il piccolo Nemo vedrà il padre, ma guarda meno televisione!
Seconda domanda: perché la legge per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non è stata una vostra proposta? Non poteva essere inserita nel rivoluzionario “decreto del fare”? In questo fenomenale disegno di legge che dovrebbe cambiare tutto il Paese? Sarebbe stato più semplice imporlo con la fiducia, no? Il decreto del fare ridarà la vista ai ciechi, la parola ai muti… ma non restituirà soldi che non meritate per nulla. Intanto con i soldi in tasca hai promesso che non li prenderete più… per questa volta ti è andata male lo so, e mi dispiace… ci hai  provato… proprio non li volevano i partiti questa prima tranche di 48 milioni 664 mila euro, chissà come ci siete rimasti male appena avete avuto la certezza di incassarli. Come sono dispiaciuto per voi, credetemi!  

lunedì 22 luglio 2013

ENRICO E LA VOCE DEL PADRONE


In tempi di crisi non si butta via niente … e nel seguire questa massima il Pdl si avvia a riciclare i pezzi del Pd oramai allo sfascio. A questo punto Berlusconi&Co. non hanno più ritegno, hanno compreso che il governo è alla loro completa mercé e battono il ferro finché è caldo. Brunetta alza la posta e chiede un rimpasto di governo con la pretesa di pari dignità di rappresentanza: metà ministri del Pd e metà del Pdl! Il guaio è che ora come ora neanche un’analisi del dna sarebbe in grado di distinguerli. La lingua và dove il dente duole: e la lingua Brunetta si accomiata dalle terga del Cavaliere per “sfrogoliare” il dente malato Enrico Letta. Già… Letta! E questo dove lo mettiamo? Se proprio vogliamo essere pignoli, a quale schieramento appartiene? Certo può esibire la tessera di partito… ma ce l’hanno anche Renzi e Speranza, non significa niente!
A dirla tutta il Pdl può chiedere ciò che vuole: dopo che il governo ha scandalosamente salvato Alfano il branco di Via dell’Umiltà può anche imporre Razzi all’Istruzione, nominare Trota ministro per i Beni e le attività culturali, Calderoli alle Pari Opportunità e, perché no, appaltare alla Monsanto le politiche agricole. La minoranza di governo spadroneggia e se lo può permettere: può ricattare, imporre la propria linea, dettare l’agenda, minacciando crisi ogniqualvolta le sue esigenze e le sue richieste non vengono soddisfatte. Tra tutti i governi Berlusconi questo è il più incisivo… e Silvio non ne fa neanche parte! Riposa a casa… è in periodo sabbatico: va a trovare Putin, sbriga qualche commissione “conto terzi” per l’amico di "pennacchio" Nazarbaev e porta a spasso la fidanzatina a fare shopping. Si sta dando alla bella vita perché ha Letta che lavora per lui… e se non dovesse più andargli bene fa cadere il castello di carte… ha veramente lasciato spazio alla gioventù ma questa nuove leve non devono strafare. Alla fin dellla fiera, Berlusconi vistosi oberato da impicci vari ha pensato di subappaltare l’esecutivo al Pd, anche se adesso ha sciolto il “cagnolino da guardia” per ricordare a tutti chi è che comanda!
Per aggiornarci sulle condizioni critiche del Pd ieri è spuntato dal nulla un “Fioroni in bocca al partito”: il medico del Pd, ex ministro dell’ Istruzione - purtroppo ai più bisogna rammentarlo perché è passato senza colpo ferire, giusto per facilitare il lavoro della falciatrice Gelmini -, ha beatamente dichiarato che è inutile pensare al congresso democratico, anzi… siccome adesso fa troppo caldo e conviene non sforzarsi, meglio congelare tutto e quando sarà il tempo smontare tutto il carrozzone e svendere i pezzi nel circondario. Il Pd per Fioroni è da mettere - nell’immediato - in coma farmacologico poi, quando l’attenzione di rivolgerà altrove, alla chetichella va staccata la spina, ma solo per non far soffrire inutilmente questo malato terminale dalla nascita! Cercate di capire... è un atto di carità!   

domenica 21 luglio 2013

KEEP CALM AND… LE GOCCINE PER CASALEGGIO!



E’ domenica, ci avviciniamo ad agosto… ma i protagonisti della politica italiana non si stancano mai di regalarci perle di saggezza o, come in questo caso, profezie tanto incoraggianti quanto inaspettate. Gianroberto Casaleggio, il guru del Movimento Cinque Stelle, nonché teorico di Gaia (ovvero il non proprio prossimo ordine mondiale che nascerà dopo una serie di catastrofi apocalittiche preso pari pari da Gene Roddenberry),  in un intervista a Gianluigi Nuzzi paventa uno scenario drammatico per i prossimi mesi. Anche se non sa di preciso quando – e già qui ci delude -, questo “Nostradamus allo zafferano” prevede in autunno disordini sociali causati da uno shock economico, disordini che metteranno in crisi l’attuale alleanza politica che governa il paese. 
Parafrasando una nota pubblicità, che incoraggia legalmente alla dipendenza psico-patologica nei confronti del gioco d’azzardo, a Gianroberto piace vincere facile: non è poi così difficile prevedere scenari di rivolta viste le condizioni in cui questa nazione versa, immaginare qualcosa che già c’è, che è palpabile… e che si aggrava perché totalmente ignorata dalla nostra classe dirigente. Insomma Casaleggio ha tirato fuori la palla di vetro inutilmente. Il druido di Grillo è stato retrocesso dalla profezia alla lungimiranza senza ottenere comunque risultati. Il visionario dei visionari al limite può azzardare il meteo per le prossime dodici ore, ma non garantisce perché la sciatalgia non è propriamente una scienza esatta.  Il “profeta della luganega” ha anche toppato sulla nostra Costituzione perché ha dichiarato che – per quanto ne sappia - essa non prevede il doppio incarico per il Presidente della Repubblica: quindi è andato a lanciar rune bendato al Quirinale convinto che Napolitano stesse lì illegalmente.
Che Casaleggio per ottener visioni si dedicasse alla “narconautica” non controllata era solo una mia teoria, ma devo dire che questa ipotesi, ogniqualvolta il “Gandalf della busecca” apre bocca, acquista sempre più punti.
Caro Casaleggio tu sei un baro, e neanche di quelli bravi. Ti dissangueresti a fare il gioco delle tre carte alla stazione centrale. Non è difficile pronosticare il precipitare degli eventi. Siamo alla fine di un sistema economico, al suo collasso – e se permetti Marx lo aveva previsto prima e meglio di chiunque, e senza l’ausilio dei tarocchi -, ma questo sistema vuole sopravvivere comunque, non rinuncia, non dichiara forfait arrendendosi all’evidenza; perciò è facile prevedere che si arriverà all’inevitabile parossismo. Anche se nessuno lo dice chiaramente è abbastanza palese che il debito che siamo chiamati ad onorare – e che paradossalmente nessun cittadino italiano o europeo ha realmente contratto - è incolmabile, abnorme, ipertrofico, e non potrà mai essere rispettato. Ora, dunque, viviamo questo abominio economico che ha pochi responsabili ma centinaia di milioni di vittime, un mostro che ha reso il sogno Europa un incubo insostenibile. Ora non puoi venire tu… fresco e tosto a dire quello che tutti sanno e immaginano con il solo e “pavido” scopo di spargere benzina sul fuoco. Questa è una carognata Gianroberto!  

Ora facciamo un piccolo excursus sulla “vostra” strategia: avete vinto le elezioni, potevate essere voi a ricattare il Pd e non Berlusconi, la posizione di forza poteva essere la vostra, e avreste potuto così piegare un intero esecutivo alle vostre cause e non agli interessi personali di un pluricondannato che pensa solo a salvarsi, ma non lo avete fatto per “onorare le promesse elettorali.” A questo punto anche Grillo si cimenta nell’oscura arte della “profezia dell’ovvio” e indovina la formazione del governo di larghe intese – un genio proprio!-, e dichiara che questo papocchio porterà il paese al disastro e solo dopo la catastrofe interverrà il Movimento Cinque Stelle che governerà da solo salvando la patria. In pratica si può concludere che voi – pur avendo avuto i numeri, la possibilità e le idee – preferite assistere allo sfascio piuttosto che contribuire ad evitarlo? Uno sfascio che è fatto non solo di politici corrotti ed indifferenti ma di disoccupati e imprenditori che si suicidano, esasperato dall’innalzarsi delle soglie di povertà e disoccupazione a livelli altissimi, e da una crisi sociale che porterà inevitabilmente al disordine e alla violenza? E allora vedi che sei un baro? Prevedi quello che tu stesso stai contribuendo a creare lasciando che la situazione precipiti? E così tutti sanno fare i profeti “Gianroby”! Se vaticiniamo su ciò che alacremente generiamo - anche solo non agendo - tutti siamo bravi! Non ci coglionare Casaleggio!       

sabato 20 luglio 2013

IL BELL’ADDORMENTATO NEL LOSCO



Anche ieri, durante lo scandaloso salvataggio di Alfano in Senato, Berlusconi si era beatamente concesso un abbiocco. Ma, nonostante la pennichella, alla fine della seduta si è complimentato per il “bel” discorso del presidente Letta… e per definirlo bello significa proprio che lo ha rielaborato in forma onirica… perché per tutto il paese è stato un vero incubo. Bisogna riconoscere che da un po’ Silvio è rilassato, tranquillo, in pace. Non sbraita più; è molto più “easy” da quando è stato varato il governo delle larghe intese. Nonostante si avvicini la sentenza della Cassazione per il processo Mediaset, il cavaliere dorme tra due guanciali… quello storico del Pdl e quello della “new entry”  Pd (ciò che ne è rimasto). Non è più in un “paese di merda”, come lo aveva definito pochi mesi fa, e in fondo questi giudici non sono poi tanto rossi, stanno sbiadendo, alla fin fine la cosa più rossa è solo la chioma della Boccassini. Oggi addirittura è stato assolto da un’accusa di diffamazione rivoltagli dal gruppo l’Espresso, assoluzione che conviene non diffondere però: in giro si dovesse spargere la voce che la magistratura funziona e tende ad essere equa, che in fondo in fondo la persecuzione nei confronti Berlusconi è montata “ad hoc” da anni dalla fitta rete di televisioni e giornali che controlla. No, non conviene per adesso… meglio che l’immagine del martire giudiziario lavori ancora un po’ e finisca l’opera. Quindi Berlusconi, tra un pisolino e un altro, vede tutta la classe politica lavorare per lui: si sveglia pacioso pacioso, si stiracchia ben bene, accarezza affettuosamente Brunetta che gli porta le pantofole, si affaccia dalla finestra per controllare che la Santanché, Cicchitto e Gasparri facciano la guardia al suo giardino – ha sempre amato gli animali bisogna riconoscerglielo -, e ogni tanto libera quelli della Lega per far dire loro una puttanata, giusto per distrarre un po’ e confondere le acque. Ma nel frattempo si guarda le cosine sue mentre il governo Letta lo tiene al riparo e protetto. Ogni tanto Alfano tenta inutilmente di imitarlo, facendo fare a tutta la nazione enormi figure di merda, ma l’allievo non supererà mai il maestro. Non ne ha le capacità, ma soprattutto i mezzi. Berlusconi è rimasto – e rimane – sulla cresta dell’onda nonostante affermazioni che nemmeno sotto acidi una persona normale avrebbe mai lontanamente pensato: chiama Kapò un parlamentare europeo socialista, abbronzati un Presidente statunitense e la sua consorte, culona inchiavabile la cancelliera tedesca, affermò durante una seduta a Wall Street che conveniva investire in Italia perché ci sono belle segretarie, dichiarò che Mussolini non uccise nessuno ma mandò solo i dissidenti in vacanza all’estero, e che infine… sotto l'evidente delirio di roba davvero buona, sentenziò di essere come Gesù Cristo perché si sacrificava per tutti, ed aspettiamo ancora il Vangelo di Bondi. La lista delle affermazione di questo tossico – solo così possiamo definirlo – è infinita, ma bastano queste chicche per poter serenamente affermare che la politica italiana da vent’anni è condizionata da un disturbato grave,  un soggetto che da un pezzo ha superato e infranto i limiti della sanità mentale, cosa espressa anche dolorosamente dalla sua ex moglie, che da questo povero disgraziato prende tre milioni di euro al mese di assegno di separazione – giusto le spese. Il guaio è che questa nazione subendo i suoi effluvi per vent’anni non può non esserne stata infettata, contagiata. Altrimenti come si spiegherebbe il fatto che ancora ce lo teniamo e ce lo coccoliamo? Che persino la sinistra si sta adoperando per proteggerlo da sé stesso, ma non da noi? Come ci spieghiamo un fenomeno come l’estremismo linguistico, populista, magico e demagogico di Grillo e Casaleggio, escludendo doverosamente i loro parlamentari che lavorano nelle camere come certosini? Come ci spieghiamo Matteo Renzi ed Enrico Letta, due figure che in qualsiasi altro paese da tempo avrebbero ascoltato la loro vocazione smaccatamente liberista e popolare? Non certo di sinistra. Berlusconi adesso è sereno, perché ha berlusconizzato anche i suoi detrattori – operazione iniziata sin dai tempi della bicamerale, quando l’eminenza smorta D’Alema affermò che il cavaliere era un grande uomo politico. Certo… come prodotto di scarto di questa operazione c’è Grillo, ma è stato contenuto e stoccato per adesso, messo sotto il tappeto della minoranza, ma è una pentola che bolle;e più questa situazione peggiorerà, più saremo vilipesi e ignorati da una classe politica che trasversalmente si è appiattita sugli interessi e le vicissitudini di questo narcolettico patologico, pluricondannato e impresentabile ovunque (corre voce che sia sgradito nelle sue stesse orge), e più correremo il rischio che la pressione di questo calderone salga sino ad essere incontenibile e incontrollabile. E intanto lui dorme, è sereno… coccolato e tenuto calmo da tutti, anche se lasciato libero di tenere in scacco un intero governo e, di riflesso, un intero Paese. Non bisogna farlo arrabbiare, altrimenti si sveglia dall’abbiocco e poi sono guai!   

venerdì 19 luglio 2013

ANGELINO ED ENRICO:BEATI MARTIRI E... MIRACOLATI!


E’ stata ratificata la “non sfiducia” al “non non ministro Alfano” sul caso Shabalayeva.  Angelino “miracolato” dal Senato è stato però sonoramente redarguito da tutti. E’ stato invitato a meditare su ciò che ha fatto e a comportarsi di conseguenza. Sono troppo severi, davvero troppo!, in pratica è come se gli avessero detto: Angelino, non ti vuoi dimettere? E se ti dovessimo sfiduciare farai cadere il governo? Allora sai che facciamo?  Un’ emerita mazza! così impari!” Chi non si farebbe un profondo esame di coscienza dopo una lezione del genere? Figuriamoci Alfano che è così sensibile e delicato…, ad esempio, se solo Silvio tira un po’ in più il guinzaglio mi guaisce il tenerone! Ovviamente non commetterà mai un altro errore del genere! Si sentirà solo autorizzato a fare tutto quello che gli passa per la testa visto che non paga per i suoi errori, e poi ha un gabinetto così numeroso da decimare e sfoltire! Essendo un garantista ho sempre vestito di premura il mio giudizio su Letta, concedendo più a me stesso che alla sua figura il beneficio del dubbio, valutando per mesi come possibile l’ipotesi che il soggetto fosse messo alle strette dal Pdl per ragioni di stabilità, che facesse controvoglia comunella con i furbetti del quartierino amici dello zio. Che in fondo per il bene del Paese Enrico accettasse questa convivenza forzata, che sopportasse i continui ricatti di Silvio&Co. Adesso devo constatare che il “Presidentello” è proprio a suo agio, è contento, sta bene, lo vedo persino più colorito – beh, ora non esageriamo…. diciamo che è passato dal comatoso irreversibile a quello farmacologico. Finalmente ha trovato una dimensione, un gruppo di persone che lo comprendono, che sono come lui. Ha trovato un posto dove può finalmente esprimere sè stesso senza dover fingere di esser di sinistra. Pian pianino Enrico sta prendendo coscienza e…. farà outing a reti unificate: “Salve – sapete è davvero dura - , mi chiamo Enrico Letta e sono un ex democristiano della peggior specie che è stato nel Pd solo per far carriera!” E allora tutti gli altri intorno applaudiranno, gli daranno amichevoli pacche sulla spalla, lo abbracceranno commossi, Silvio offrirà in dono la sua escort migliore per il ritorno  del nipote prodigo, Alfano si arrabbierà perché a lui sono sempre toccate delle vetuste quasi trentenni nonostante abbia sempre servito il padrone senza tradirlo e né contraddirlo, ma nonostante ciò tutti gioiranno perché finalmente Enrico è tornato sulla “storta via”.

Il discorso di Letta è stato uno scandalo, un errore, la netta volontà di mantenere in vita artificiosamente qualcosa che è nato morto, senza presente e senza futuro. Non solo è stata tradita l’istituzione del Senato, preso in giro con una retorica scialba e superficiale, ma tutto il Paese, il diritto internazionale, la carta universale dei diritti dell’uomo e tutto ciò che ne consegue. Il discorso del Presidente del Consiglio è stata una pura formalità perché era già tutto stabilito e deciso: il ministro Alfano non sarebbe stato sfiduciato e Letta ha parlato sapendolo benissimo; quindi si è potuto permettere di dichiarare che il caso Shabalayeva era sì gravissimo e vergognoso per il Paese ma non era tale per il suo governo. Paradossale questa affermazione: come può un evento così grave essere scandaloso per un paese e, nel contempo, non toccare l’esecutivo che ha generato questo incidente diplomatico e che lo rappresenta e lo guida? E’ una contraddizioni in termini insanabile, una sciocchezza abissale espressa con la pacatezza e la boria di chi ha sempre saputo che può permettersi tutto, anche di affermare una vera idiozia, perché è certo dell’appoggio di tutti coloro che non vogliono un cambiamento, che hanno appiattito la vita istituzionale dell’Italia sui loro personalissimi interessi, interessi che sfumerebbero istantaneamente se questo governo dovesse cadere.  

giovedì 18 luglio 2013

ERA UNO SPORCO LAVORO MA EPIFANI LO DOVEVA FARE!


Mentre stanno cercando di convincere “inutilmente” La Russa che gli abitanti del Kazakistan non si chiamano “kazakistani” – ma sino ad ora neanche le sedute intensive di ipnosi di Gasparri (l’uomo che disorientava anche le capre) sono servite – nel Pd è successo di tutto. Epifani ottiene finalmente la sua prima vittoria sindacale: ha combattuto tenacemente affinché un impiegato statale, appartenente ad una categoria protetta, non perdesse il suo posto a causa della sindrome che lo attanagliava. Angelino Alfano - questo è il nome del dipendente ministeriale che ha rischiato il licenziamento - dal 29 maggio scorso soffre di gravi e debilitanti episodi di amnesia, episodi “mirati” che ha tentato inutilmente di coprire con frasi tipo: “ero allo scuro”, “nessuno mi ha detto niente”, “ma il Kazakistan non esiste solo sulla mappa del Risiko?”, “scusate ma oggi non so esattamente chi sono; ma se non sono Procaccini licenziate lui!”

I problemi di Angelino erano gravi e sotto gli occhi di tutti, ed Epifani non poteva permettere che un lavoratore, uno statale, venisse discriminato ingiustamente. A questo punto era doveroso un atto di forza, un messaggio deciso che chiarisse le posizioni del Pd nei confronti dello strapotere del buon senso e della decenza. E il Partito Democratico lo ha fatto! Per la prima volta è stato monolitico, compatto!, e in coro ha detto no! No al buon senso, no alla decenza. E per ratificare simbolicamente questa scelta si è messo prono e di spalle calandosi le braghe: e in questa posizione si sono “adagiati” ben 80 senatori del Pd! Immagine straordinaria! Per un attimo l’ala del Senato del Pd sembrava un parcheggio per biciclette. Ma ciò che conta è che Angelino è salvo, potrà riprendere il suo lavoro, rivedere i suoi colleghi. Perché il lavoro di Alfano è importante: è impegnato notte e giorno a sputtanare le leggi, l’immagine e la credibilità di questo Paese, e credetemi.. come lo sa fare lui… solo il suo padrone! Poco conta se non ricorderà un cazzo di questa giornata negando di esserne a conoscenza, ma il Pd saprà, saprà che ha agito nel peggiore dei modi possibili, in piena aderenza alla più totale assenza di carattere e di sostanza che lo contraddistingue da sempre, in nome del niente e del peggio più assoluti. 

L'EVO DELLA CHIAPPA GLOBALE!


In questa estate non torrida, pluviale, da mangrovie immaginarie appesantite da gocce di rugiada grosse come palline da tennis, l’imminenza si appresta ad esser sempre più prossima. Siamo all’epilogo paradossalmente incerto di questa chiappa di storia molle, banale, e…. terribilmente piatta!, Eh già… perché di tutte le parti nobili ancora intonse e utilizzabili del divenire umano a noi è toccato proprio il culo! Se avessimo attraversato una dittatura vera, composta da folli “normali”, qualcuno avrebbe approfittato dell’occasione per qualche atto di eroismo. Si sarebbe generata una resistenza, imbastita una lotta per la riconquista della libertà e del diritto. E invece no!, la più alta forma di resistenza consiste nell’evitare il rincoglionimento, nell’aggrapparsi con tutte le forze a quegli sporadici momenti di lucidità collettiva che di tanto in tanto svicolano e sfuggono dal buco nero della demenza. Inconsapevoli, di volta in volta, andiamo ad arricchire questo “Merzbau” sempre in fieri composto dalle nostre sacrosante proteste, dai nostri profondi buoni sentimenti, dalle nostre idee più nobili… ma infelicemente rattoppato e “alleggerito” con gli aggiornamenti in tempo reale degli amori andati a male ai quali alleghiamo – in offerta – l’autocelebrazione pubblica della nostra regolarità intestinale, qualche scatto delle vacanze – io sono qui - , due o tre cuccioli abbandonati… e una bella spolverata di messaggi subliminali  indirizzati a chi sappiamo noi, “anche se”… “ma”.. “non sappiamo se…”! Dio quanto è piatta questa chiappa! E intanto tutt’intorno piovono i messaggi più eterogenei, nel contempo contrapposti e contemporanei. Spesso sembra che una risposta ci arrivi prima della domanda, che la sete venga soddisfatta prima dell’arsura, ma la sensazione che, in questo spazio dell’accadere che mai vediamo, qualcuno stia barando non ci coglie mai. Anche il caso non è un caso, e se è il caso di credere al caso… di certo non è un caso! Il tempo di pensare a qualcosa, ordinarlo, metterlo in fila, consolidarlo con un processo deduttivo, anche elementare, che subito un’apparente smentita, una  distrazione, tanto facile quanto improvvisa, possono impedirci di fare un “ragionamento”. Ragionamento… che parola antica! Nell’autocrazia dell’istantaneo nell’era della chiappa globale un ragionamento può portarci inesorabilmente verso lo “sfintere nero cosmico” della lentezza. Lì dove tutto ciò che ha la pallida parvenza di sostanza viene ingoiato. Un ragionamento è impossibile, altrimenti si perde l’attimo… basta un niente, una manciata di secondi a pensarci su e già siamo nel passato remotamente prossimo o… prossimamente remoto, poco conta! Non scherziamo! Non possiamo fossilizzarci a ragionare. Il ragionamento richiede tempo, e il dilatarsi del tempo ha spessore e questo spessore ha un peso specifico… in poche parole è qualcosa!, è materia, è per questo è insopportabilmente ingombrante… e come se tutto questo non bastasse, non può neanche esser conservato in forma dati, né, tantomeno, è condivisibile. E’ qualcosa di grosso, totalmente nostro e mai completamente fruibile all’esterno. E se non è comunicabile perfettamente a che cosa serve? Paradossalmente in questo “evo” il pensiero non si può trasmettere. La chiappa globale permette tutto, tranne il sostanziale. Allora ci conviene credere che il sistematico appartenga al passato, che l’informazione esuli dalla formazione, che il “diretto” e l’ “efficace” si sostituiscono alla perfezione come palliativi d’urto del “significato” - marchingegno ipertrofico ed inutile, troppo pesante da sfruttare! Quindi stiamo già apposto così! sembriamo già tanto profondi risultando efficaci, non abbiamo bisogno di esserlo veramente! Che ce ne facciamo dunque del significato? Di questo nucleo pesantissimo che mette in moto troppe cose? Serve solo un’intuizione, anche banale, tanto basta infiocchettarla bene… ed ecco un perfetto simulacro del significato! certo ha vita breve…  molto breve, giusto il tempo di fare effetto per poi vaporizzarsi, non tanto magicamente, già nella memoria a breve termine. 

mercoledì 17 luglio 2013

ANGELINO, OVVERO L’IGNORANTE DI VENTURA.


Il ministro degli Interni, chiamato a riferire in Senato sul caso Shalabayeva, non ha convinto. La sua relazione si potrebbe definire persino irrispettosa nei confronti dell’organo istituzionale che lo ha convocato: Alfano non ha chiarito i fatti, non ha fatto luce sul caso, ha solo sottolineato più volte di non sapere nulla, che le autorità hanno agito a sua insaputa e che, infine, nessun esponente del governo era a conoscenza di un’ estradizione lampo – in soli due giorni -, dopo un’operazione della Digos che ha coinvolto cinquanta agenti,  della moglie e della figlia di un dissidente politico Kazako ricercato perché rappresentate di spicco di un movimento politico che lotta contro la dittatura di Nazarbaev. Alfano non sapeva neanche che c’era già un aereo pronto a riportare forzosamente Alma Shalabayeva e Alua di sei anni in Kazakistan. Quindi si è organizzata un’operazione di polizia - modello task force -, in collaborazione con l’interpol, con lo stesso ambasciatore kazako, il quale faceva pressioni dappertutto, dalla Farnesina al Viminale, sino a presentarsi di persona alla questura di Roma, e tutto questo senza che il buon Angelino sapesse nulla. In pratica Alfano ha ammesso che per tre giorni Roma è diventata provincia kazaka. Si festeggiavano le giornate dell'orgoglio kazako in Italia e nessuno lo sapeva! Ma il ministrello non si è fermato qui, ha voluto strafare e ha avuto il coraggio di rivoltare la frittata: non solo ha ribadito di essere all’oscuro di tutto, ma ha lamentato la mancanza di informazioni da parte dei suoi sottoposti, si è dichiarato vittima dell’ incompetenza del suoi collaboratori. In pratica è come se avesse detto: “Sono vittima del mio ministero! Sono alla loro mercé! Fanno quello che vogliono e non mi dicono niente… sono l’ultima ruota del carro!” E per questi motivi è stato costretto a dare le dimissioni il prefetto Procaccini, capogabinetto del Viminale: figura che per quarant’anni ha servito con zelo, professionalità e discrezione le nostre istituzioni. Procaccini con grande dignità ha espresso la sua amarezza ma ha anche sottolineato che non solo il ministro sapeva, che era a conoscenza e veniva informato di ciò che stava accadendo, ma che lo stesso Alfano a definì “estremamente delicata” la questione.
Il caso Shabalayeva è strano per vari motivi. E’ strano perché è stata la prima operazione sotto la diretta responsabilità di Alfano, anzi l’operazione è avvenuta durante il periodo di interregno: neanche la Cancellieri aveva finito il trasloco che già Angelino si dava da fare. In pratica il tutto è stato fatto goffamente durante il passaggio di consegne tra la saggia e severa Fata Turchina e questo Lucignolo dal “personalino asciutto, secco e allampanato”. Il caso Shabalayeva è strano perché mentre cinquanta agenti irrompevano nell’abitazione di Alma Shalabayeva,  il leader Kazako Nazarbaev si trovava in Italia, paese che il dittatore ha imparato ad amare grazie al suo caro amico Silvio Berlusconi… del quale è stato più volte gradito ospite. Il caso Shabalayeva è strano perché in Italia, per motivi politici, non si estrada nessuno: infatti, sia la nostra Costituzione che la Carta dei Diritti dell’Uomo - documento firmato anche da noi - garantiscono asilo a tutti i dissidenti oppressi e perseguitati da dittature, e quella Kazaka è una dittatura. Ma Angelino Alfano si è dichiarato ignaro ed estraneo… e questo deve bastare. La parola di Alfano contro l’ evidenza dei fatti, contro ogni logica. Tutti sanno che il Ministro degli Interni mente ma la sua sola testimonianza chiarisce tutto e lo affranca da ogni responsabilità. Qui andrebbe applicato l’antico principio del Digesto di Ulpiano: “Testis unus testis nullus”, una solo testimone nessun testimone, peggio ancora se l’unica testimonianza è proprio quella dell’imputato!, ma non possiamo mica fossilizzarci sulle regole dettate dal puro e semplice buon senso in momenti come questo?
Ma a conti fatti che Alfano sapesse o meno poco conta, perché in entrambi sarebbero doverose le sue dimissioni.
Affermiamo per assurdo che davvero Alfano non era informato, che tutto il ministero fosse impazzito ed ha agito a sua insaputa, che lui stava su quella poltrona per sport, per finire il sudoku e i cruciverba in posto tranquillo, e non voleva per nessun motivo esser disturbato per uno futile caso di estradizione internazionale immediata di una madre e di una figlia verso una dittatura. Mettiamo per assurdo che i fatti sono precipitati malamente e in modo vergognoso e che questo “futile caso” una volta emerso ha ridicolizzato il nostro Paese, le nostre Istituzioni e le nostre leggi. Beh, anche in questo ipotetico - quanto surreale - caso l’ignoranza dei fatti dichiarata da Alfano non lo aiuterebbe per niente… anzi!, Angelino risulterebbe negligente, inetto, incapace di dirigere e gestire il dicastero assegnatogli. Quindi che abbia conferito al Senato dicendo la verità o meno le dimissioni dovrebbero essere ovvie scontate, solo una formalità, una scelta obbligata da parte di una persona rivelatasi non all’altezza del suo compito. 

martedì 16 luglio 2013

L’INFALLIBILE METODO DELLO STATUS QUO!


Scriveva Satillana che caos è “il nome per ogni ordine che causa confusione nelle nostre menti”… ebbene dobbiamo dire che la nostra intelligenza è fortemente messa sotto pressione dai nostri amministratori. L’incompetenza e l’inadeguatezza non sono prodotti made in Italy questo è certo, ma nostro peculiare talento è consistito nel riuscire ad innalzarle a forme di governo. Non solo esse si sono insinuate con estrema fluidità nella nostra vita pubblica sin da tempi non sospetti, ma addirittura hanno raggiunto tale radicalità e tenacia nell’avvinghiarsi alla loro preda senza che vi sia alcun modo “soft” per liberarla. Questa follia istituzionale, dettata da uomini senza idee, senza particolari capacità e, tantomeno, senza il minimo rispetto per i ruoli e i cittadini che rappresentano, ha talmente inquinato le acque già salmastre della vita pubblica da rendere impossibile, o quasi, ogni  distinzione tra parti politiche, diversità di vedute e tradizioni. Modo raffinato per dire che sono tutti uguali. Una tale situazione non può, nel breve o medio periodo, non portare a fenomeni di estremismo o radical populistici che esaspereranno ancora di più il corpo sociale del paese. Detto in soldoni… siamo alla frutta: è arrivato il momento di chiedere il conto ma tutti scappano nel cesso. I nostri politici si comportano secondo costume tipico: “fin quando non si arriva al limite facciam finta che sia tutto come sempre, fate gli gnorri, cadete dalle nuvole, prendete le distanze da ogni responsabilità… e se non è possibile ascriverle al vostro immediato nemico… fatele cadere addosso ai vostri sottoposti, in fondo c’è l’imbarazzo della scelta e a questo servono!” Sulla falsariga di questa prassi vediamo che non c’è più distinzione – ad esempio - nel fare quadrato attorno al ministro Alfano sul caso Shalabayeva, oramai è protetto trasversalmente. Meglio far cadere l’intera catena di comando delle forze di polizia piuttosto che far emergere la responsabilità diretta del Viminale. Epifani addirittura dichiara che le dimissioni di Alfano porterebbero ad una crisi di governo ed è per questo motivo intoccabile. Sconcertante sentir dire non che Alfano non è direttamente responsabile ma che - a prescindere dal suo ruolo in questa vicenda - non può esser rimosso o sostituito. Per il bene di questo governo possiamo passar sopra all’incompetenza e alle responsabilità dirette di uno dei ministri più influenti dell’esecutivo. Niente, dunque, è più importante del governo, della sua stabilità, anche se Angelino Alfano è palesemente reo o di incompetenza rispetto al suo ruolo, o di connivenza con una dittatura straniera. Angelino non può dimettersi, figuriamoci consigliarglielo, Berlusconi è preferibile che non venga condannato nei prossimi giorni, meglio non far innervosire questo o quel sostenitore dell’esecutivo altrimenti qui tutto salta… insomma Letta è prigioniero di sé stesso… e la cosa gli garba pure. In fondo Enrico è in una gabbia dorata, mossa qua e là da scossoni e scaramucce, ma è consapevole che se dovesse fallire, i dinosauri si estingueranno con lui. Questo non è un governo attaccato con lo sputo, tutt’altro! E’ paradossalmente forte; tenuto in vita dall’istinto di sopravvivenza dei suoi sostenitori, e in più… è il male minore da presentare in Europa. Nulla è più coriaceo del desiderio di sopravvivere, nulla unisce di più il branco della minaccia di estinzione! Perciò la parola d’ordine del Governo Letta è “Status quo”… né un passo in avanti, né uno indietro! Congelare tutto perché non si è capaci a fare nulla, e questo matrimonio di interesse tra Pd-Pdl peggiora il tutto, ma nel frattempo lavorare di immagine: far sembrare qualche piccola concessione un evento rivoluzionario, posticipare questa o quella tassa a data da destinarsi facendo passare il tutto come un’epocale conquista, imbastire qualche ipoteca demagogica sulla fine imminente della crisi per tener buoni i cittadini, e perché no… abbassare il costo dell’energia di cinque euro a famiglia all’anno mentre tutto il resto aumenta. Insomma… il film di fantascienza è pessimo, la trama stantia e monotona e gli effetti speciali… una vera tragedia!   

lunedì 15 luglio 2013

I FUNAMBULANTI SI STANNO SPECIALIZZANDO!


La collezione di mirabilia della “pax lettiana” si arricchisce ogni giorno di più. Non c’è più limite alla raccolta indifferenziata di pessime figure e dimostrazioni di inettitudine della nostra classe politica. Mi si potrebbe obiettare che non è cambiato nulla, che è stato sempre così; in effetti a tale argomentazione non potrei controbattere se non facendo notare che prima un solo personaggio riusciva a farci vergognare trasversalmente “intra” ed “extra moenia”, mentre adesso un po’ tutti cercano di sopperire in modo ipertrofico all’assenza del capocomico. Capocomico oramai divenuto regista megalomane: se non è la sua presenza a insozzare il canovaccio basta rovinosamente la sua ombra.  Il dissacrante eritema del ridicolo ha invaso un po’ tutti, quasi come un panico generalizzato, una forma endemica e vertiginosa di rincoglionimento di massa; capace di manifestarsi nella forma più  specifica, adattandosi di volta in volta alle personalità dei contagiati. Letta, ad esempio, è stato infettato dalla sua stessa albagia, dalla sua ipocrita supponenza, un atteggiamento che dietro nasconde il nulla, l’assoluta incapacità di gestire un governo folle, senza capo né coda, indecifrabile; un esecutivo voluto da tutti solo perché tutti volevano una sola cosa… non cedere al ricambio, mantenere sino alle conseguenze estreme i propri privilegi. In tempi non drammatici, e oramai ipertrofici sino al collasso, tale unità di intenti avrebbe realizzato un’unione solidissima: nessun collante migliore per un’accozzaglia di politucoli al tramonto di un’alleanza in nome della protezione dei loro interessi oramai in irreversibile stato di decomposizione. Certo avremmo assistito a qualche tradimento, a qualche avvelenamento intestino ma nulla che avrebbe compromesso la monoliticità dello scopo; ma adesso… tutto questo è ridicolo, parossistico, grottesco sino alla tragedia. Anzi… più questo branco si avvinghierà rabbiosamente a quest’osso rinsecchito e più farà danni. Altro saltimbanco improvvisato è il ministro degli interni! Angelino Alfano è stato lasciato allo stato brado dopo esser cresciuto beato e pacioso tra le natiche-guanciale di Berlusconi, e gli effetti di questa cattività dorata sono sotto gli occhi di tutti: la sua incompetenza ha fatto diventare carta straccia la nostra Costituzione mettendo una madre e la sua bambina – rifugiate politiche in quanto moglie e figlia di un dissidente kazako – nelle mani di una dittatura. C’è anche da dire che il dittatore kazako Nazarbayev è un caro amico di Berlusconi  (e Silvio se ne vanta), quindi il “nostro” ministro degli interni Angelino Alfano o è reo di faziosità o di incompetenza. Non si scappa… delle due l’una! Insomma… due sono le alternative: o il pupazzo del ventriloquo Berlusconi non è in grado di ricoprire la carica assegnatagli o ha deliberatamente ignorato il diritto di asilo garantito dalla nostra Costituzione per favorire l’amico dittatore del suo padrone. Ma i numeri del ventennale “Circo d’Italia” non finiscono qui. A questo punto ci accingiamo a visitare il padiglione delle bestie rare e curiose. E se parliamo di fenomeni da baraccone non possiamo non parlare di Borghezio e Calderoli. Il primo, durante i lavori del parlamento europeo, ha dubitato pubblicamente della nazionalità del suo stesso ministro per l'integrazione  e le politiche giovanili Cécile Kyenge.  Calderoli, a sua volta, ha paragonato lo stesso ministro Kyenge ad un orango durante un comizio della Lega Nord. Il razzismo è sempre il vergognoso sintomo di un’abissale ignoranza, ignoranza che ha fatto carriera visto che Borghezio è un europarlamentare e Calderoli vicepresidente del Senato. Le due bestie dunque non sono spuntate dal nulla, sono attrazioni consolidate del nostro zoo politico e tutt’altro che nuove ad esternazioni totalmente idiote. Insomma nulla di nuovo sotto il sole!, solo che adesso un po’ tutti si cimentano a farci vergognare di essere italiani… ognuno però in base ai propri talenti. Possiamo, dunque, teorizzare un processo evolutivo della tradizionale figura di merda! Materia sino a Berlusconi generalista e omnicomprensiva ma che adesso si sta settorialmente evolvendo in branche altamente specializzate.  

sabato 13 luglio 2013

L'IPOTESI RUBATA:IL PROCESSO MEDIASET SECONDO POE!


Troppo fumo, troppo fumo… mi ripeto da giorni. Attorno al decisione della Cassazione c’è un polverone enorme che impedisce di vedere chiararemente. E più pensavo a questa bagarre mediatica e politica e più mi veniva in mente un racconto bellissimo di Poe, “La lettera rubata”. La storia di questa lettera cercata dappertutto: in ogni anfratto, anche negli interstizi dei muri, negli incavi della mobilia, ma che in realtà nessuno aveva mai mosso... quella lettera era sempre stata al suo posto. Spesso il nascondiglio migliore è l’evidenza. Le energie della polizia e degli investigatori erano concentrate sulla certezza che quella lettera fosse stata rubata, e a nessuno di loro sarebbe mai venuto in mente che in realtà non era mai stata mossa da dove  era stata vista l’ultima volta. E se stesse accadendo qualcosa di simile per il processo Mediaset? C’è una confusione incredibile, per il Pdl la condanna è certa e minaccia il governo, il Pd fantastica al suo interno con ipotesi fantascientifiche sul dopo Letta, tirando in ballo anche Grillo e i suoi. Lo stesso Grillo va da Napolitano, fa la voce grossa, poi addirittura tende ai democratici una mano per un "dopo Berlusconi" e prontamente schifato la ritira. E come se non bastasse il quotidiano berlusconiano Libero mette in prima pagina la notizia di una grazia già pronta per Berlusconi sulla scrivania del Presidente della Repubblica. Troppo fumo… troppo fumo negli occhi per essere vero. Intanto Belpietro, nonostante sia una universalmente noto che non è una cima, di certo non è fesso: sa benissimo che nel momento in cui ha pubblicato questa notizia l’ipotesi della grazia per Berlusconi si è bruciata – ammesso che sia mai stata messa sul fuoco. Dopo quella prima pagina nessuno si azzarderebbe a fare una cosa del genere.   Lo stesso Grillo che annuncia di dichiararsi disponibile e poi ritira tutto non la conta giusta. Grillo per quanto armato di buone intenzioni - utilizzate male ed espresse peggio – non può governare, i suoi non sono in grado. Grillo non può mettere al governo gente che a malapena conosce - e si conosce - da cinque mesi, la cui affidabilità, fedeltà e competenza sono incerte e da rodare. Per quanto sentenzi e spari a zero Grillo è terrorizzato all’idea di governare!, non può permettersi di mettere al governo delle incognite, anche se “potenzialmente” oneste e in buona fede. Non può! I grillini per adesso sono un’ottima manovalanza politica: grandi idee, ottimi lavoratori, un elemento di rottura, di disturbo politico, ma una forza ancora da affermare e formare e un passo del genere rischierebbe di ammazzarli nella culla – senza contare che lo stesso Beppe come balia lascia molto a desiderare. Qui qualcosa non torna. Non tornano le esagerazioni, non torna la fretta e la facilità con cui si immaginano scenari futuri, non torna la stessa calma di Berlusconi, il quale ha dichiarato con estrema serenità che verrà certamente assolto.
E se niente di tutto questo fosse vero? Da giorni si parla o di colpevolezza o di assoluzione, addirittura di grazia. Eppure qui qualcosa sfugge, qualcosa che non viene detto. Ma questo qualcosa è qui, è evidente ma non lo notiamo, è sotto i nostri occhi ma non lo vediamo… forse perché siamo nell’occhio del ciclone, perché veniamo tempestati di informazioni e notizie, da dibattiti infiniti e ipotesi inverosimili. La Cassazione dovrà pur dire qualcosa il 30 luglio, esprimere il suo parere sui primi due gradi di giudizio che condannano Berlusconi al carcere e all’interdizione.
In mezzo a milioni di parole nessuno – paradossalmente - accenna alla terza strada, alla possibilità che si verifichi un’ipotesi valida almeno quanto le altre, se non addirittura più plausibile, e cioè… il “Signori tutto è da rifare”. La Cassazione può decidere di far rifare daccapo il processo Mediaset. Si possono trovare cavilli ed inesattezze, un numero imprecisato di vizi di forma che spingano la suprema corte a  scegliere questa via. A pensarci sarebbe una soluzione perfetta: Berlusconi si rasserenerebbe ancora di più, le alleanze di governo sarebbero salve, la Presidenza della Repubblica non perderebbe la faccia firmando una grazia scandalosa e la magistratura verrebbe sì criticata ma non come lo sarebbe stata se avesse assolto inspiegabilmente l’imputato; anzi sembrerebbe più umana e meno tirannica. Il potere giudiziario mostrerebbe dunque un lato che redime il marchio politico che gli è stato affibbiato da vent’anni a questa parte. Scopriremo d’un tratto che ci sono giudici di sinistra e di destra e che la par condicio a tarallucci e vino regna incontrata anche nella magistratura. A questo punto perché il polverone? Perché fare tutta questa scena per arrivare a rimandare tutto? Forse per avvisare la stessa Cassazione, per indicarle la strada da seguire con una piccola tempesta. Se fossi uno dei giudici della Cassazione e vedessi coi miei occhi quale bufera politica, sociale e istituzionale potrei provocare ci penserei mille volte prima di prendere leggermente una decisione su Berlusconi. Insomma, resterei intimorito dallo scenario che mi si paventerebbe nel paese se Berlusconi salta. Il messaggio è chiaro, e perché no… anche intimidatorio: “Cari Giudici della Cassazione… in tre giorni vedete cosa è successo? E avete solo stabilito la data! Pensateci bene prima di prendere una decisione, perché quello che avete visto non è niente!”     

giovedì 11 luglio 2013

ROBERTO SPERANZA: LA LEGGE ELETTORALE QUESTA SCONOSCIUTA

Stiamo assistendo alla dissoluzione definitiva delle istituzioni. Se fino a qualche giorno fa un filo sottilissimo e labile teneva ancora in piedi il baraccone ora si è spezzato. La decisione della Suprema corte di Cassazione di fissare l’udienza per il processo Mediaset al 30 luglio nella sezione feriale sta mostrando tutti gli scheletri nell’armadio della classe politica italiana: il pdl ha preteso la sospensione dei lavori parlamentari e il pd non ha battuto ciglio, anzi ha accolto e sostenuto quello che poteva sembrare un ricatto. Ma il ricatto si è rivelato una collusione, un patetico e disperato convergere di interessi che sino a poco prima poteva solo esser sospettato, immaginato. La prova definitiva di questa collusione l’ha fornita il capogruppo alla camera del pd Roberto Speranza… il quale con un’interpretazione tutta personale, e quindi arbitraria, della legge elettorale del 57’ ha definito Silvio Berlusconi “non ineleggibile”. E come se non bastasse Speranza ha anche rincarato la dose affermando che il segretario del pd Epifani condivide questa linea di interpretazione.  Speranza ed Epifani evidentemente non hanno letto bene questa legge, legge che ha permesso la loro presenza nelle istituzioni: infatti nell’articolo 10 leggiamo:

1. Non sono eleggibili inoltre:
1) coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l'obbligo di adempimenti specifici, l'osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;

2) i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società e imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato;
3) i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l'opera loro alle persone, società e imprese di cui ai nn. 1 e 2, vincolate allo Stato nei modi di cui sopra.
2. Dalla ineleggibilità sono esclusi i dirigenti di cooperative e di consorzi di cooperative, iscritte regolarmente nei registri di Prefettura. 


Silvio Berlusconi ha goduto e gode di concessioni statali… a cominciare dalle concessioni per l’emittenza privata delle sue reti, gode inoltre di ingenti sovvenzioni statali sottoforma di finanziamenti pubblici per le sue testate giornalistiche, solo per citare le due più evidenti. Quindi Silvio Berlusconi è ineleggibile non da oggi ma da vent’ anni.  Ovvio che in questo ventennio Berlusconi ha provato a metter mano a questa legge ed ha ottenuto periferiche abrogazioni ma non è arrivato a toccare questo punto nevralgico, si è barcamenato con decreti e provvedimenti provvisori che lo hanno tenuto a galla ma la sostanza del decreto è rimasta intatta, così come è rimasto intatto il suo palese conflitto di interessi.
Berlusconi è ineleggibile, è stato sempre ineleggibile, ed è un dato di fatto non una questione arbitraria o opinabile. Bisogna solo chiedersi perché esponenti del partito democratico si giocano la faccia per negarlo, sacrificano quel minimo di credibilità che ancora posseggono per difendere disperatamente la causa principale dello sfascio di questa nazione.
Ancora più grave è lo slittamento mediatico che Speranza ha realizzato. L’ineleggibilità di Berlusconi non è – in questo momento – una questione prioritaria, né per Berlusconi né per il Governo. Berlusconi è coinvolto in processo che non riguarda la sua presenza nelle istituzioni, è stato condannato per motivi diversi;  rischia quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale, reato che non ha avuto il tempo di depenalizzare. Roberto Speranza, personaggio che, a questo punto, credo sia nel partito democratico solo come quinta colonna del pdl - non solo ha fatto una dichiarazione errata – dimostrando di non conoscere la legge –, ma anche espresso un’opinione su qualcosa che ha poco a che vedere con i motivi e i malumori che provocano l'attuale paralisi delle istituzioni.

Panico, ansia e ignoranza del signor Speranza dunque… che, nel ridicolo tentativo di salvare lo zoo in cui pascola beatamente, si sono mostrate  in tutta la loro grottesca disperazione. Bisognerebbe ricordare dunque al capogruppo del Pd che a questo punto è relativa  la questione  dell’eleggibilità di Silvio Berlusconi perché tra poco sapremo se il fondatore di Forza Italia e del Pdl è un criminale, se ha frodato lo stato italiano, se è reo di reati ascrittigli come cittadino e non come rappresentante dello Stato. Questa ovvietà che tutti omettono rende ancora più scandaloso e inaccettabile ciò che sta accadendo. Il governo e le sedi del potere legislativo sono stati paralizzati da una parte politica con la connivenza e il placet di tutti i partiti di governo a causa delle vicende personali e fiscali di una sola persona, una paralisi che non tiene in nessun conto delle urgenze, delle difficoltà e delle esigenze di un’intera nazione. Gli interessi di un solo uomo si antepongo a quelli di un intero Paese. Ma anche questa non è una novità.    (A seguire sono riportati tutti i procedimenti a carico di Silvio Berlusconi dal 94 a oggi. Fonte il Sole 24 ore)


mercoledì 10 luglio 2013

LETTA PORTA SFIGA: NON APRITE QUELL'ENRICO


Se qualcuno pensa che siamo alla frutta è solo perché mangia lentamente; il resto della tavola è già all’ammazzacaffé e sta bestemmiando per il conto. Letta si porta sfiga da solo in un modo apocalittico. Onestamente già dalla faccia è palpabile un pallore sospetto, di quelli che spingono a cercare urgentemente il ferro delle chiavi di casa per esorcizzarlo… se non peggio. Il ragazzo non è un bello spettacolo: è appena di un’ incollatura più roseo di Sallusti… diciamo un morto più fresco… ma lo stesso non si fa una bella pubblicità. Tutto contento si prepara per la sua prima intervista a Ballarò, e mentre si infila i calzini la Cassazione gli fa un servizio che non dimenticherà mai: il terzo grado per il processo Mediaset che vede Berlusconi condannato a quattro anni e all’interdizione per cinque dai pubblici uffici è stato fissato per il 30 luglio. Non ci voleva! Letta mette due calzini di colore diverso tremando. “Ma come? La Cassazione che non fa cadere in prescrizione una condanna? Si sapeva che almeno il processo Mediaset doveva passare sotto traccia! Nessuno aveva diffuso che alla riapertura dei tribunali a settembre, dopo il passaggio alla feriale, il procedimento di revisione sarebbe andato in prescrizione. Ci sarà un motivo per cui tutti noi e la stampa ci siamo fatti i cazzi nostri, no? A Silvio lo avevamo promesso! Poi per Ruby ci saremmo arrangiati, ma almeno la condanna Mediaset doveva esser superata.” Letta arriva a Ballarò fortemente provato e nervoso, in confronto la Bernini sembrava vera, Sallusti intanto veniva galvanizzato ogni trenta secondi da una batteria nascosta nelle mutande, prendeva colore ad intermittenza… un albero di Natale in pratica! Enrico è agitato e si vede: ha la faccia di chi ossessivamente ripete la stessa frase: “ma chi cazzo me l’ha fatto fare!” Floris non indugia, sembra quasi un giornalista vero e con quella faccia da Alfa Alfa redento incalza sulla decisione della Cassazione sul processo Mediaset. Letta abbozza, svincola, rimanda, parla d’altro… e con il suo fare conia un nuovo verbo… “GNORREGGIARE!”. Gnorreggiare è più che svincolare, è più che non rispondere, è ostinarsi sino alla sincope nel far finta di non capire! Ma neanche gnoreggiare serve. Letta avrà pensato di tutto: “ora fingo un infarto”, simulo un’aggressione della Bonafé!, dico che mi ha chiamato Saccomanni piangendo e devo scappare.” Ma alla fine il Presidente del Consiglio opta per la soluzione più autoritaria… e anche la più stupida: s’incazza con Floris e diventa magicamente di destra. Si trasforma in un essere a metà strada tra Gasparri, Capezzone e Cicchitto e risponde: “Perché parliamo di Berlusconi? parliamo dei problemi del Paese!” Aglia! Risposta da regime! Era proprio messo alle strette. Questa soluzione lo manda definitivamente nel panico, non riuscirà a rispondere più a niente.. lo “gnorreggio” è totale. Solo alla fine, con estrema sicurezza dichiarerà: “nonostante tutto, assicuro che il governo non avrà rallentamenti e non sarà messo in discussione.” A questo punto la sfiga che si porta appresso ha infierito in modo crudele! Oggi è successo di tutto: il Pdl in fermento contro la decisione della Cassazione pretende la chiusura dei lavori parlamentari… e il Pd accetta con la coda tra le gambe. La Camera chiude per tre giorni per difendere Berlusconi da una condanna neanche certa. Certo, il fatto che è lo stesso Pdl a fremere non depone certo a favore di una fiducia cieca nei confronti di Berlusconi da parte dei suoi, ma questo è secondario: la giustizia italiana è tiranna a prescindere e va fermata. Non conta, paradossalmente, se Berlusconi sia innocente o meno, conta il fatto che Berlusconi è perseguitato dalla magistratura e questa celerità dell’iter giudiziario lo dimostra. Anche se la Cassazione non è che abbia anticipato qualcosa: non è che prima ha detto lo facciamo a settembre e poi ha ritrattato la data anticipandola. Ha solo ritenuto – faziosamente però – che rimandando  all’ autunno il procedimento o parte di esso può cadere in prescrizione. In pratica tutti si sono incazzati perché semplicemente “non se lo aspettavano, anche se avrebbero dovuto”. Come quando ti anticipano una data d’esame all’università: “mannaggia… non me l’aspettavo così presto!, non riuscirò a finire il programma!”. Ma come? Non solo uno vuol far fare a Berlusconi delle vacanze tranquille, liberandolo da pendenze false, infondate e tendenziose – così ha sempre detto -, e non è neanche contento? Uno ti fa una cortesia e in cambio fai scioperare un intero parlamento? Ma questa è mancanza di gratitudine! Berlusconi poi è il primo a dichiarare che è una falsità il suo ricorrere alla prescrizione per superare i processi… e una volta che può provarlo, una volta che può mettere a tacere queste malelingue invidiose e giustizialiste ci resta pure male? Certo che è strano Silvio eh? Il nervosismo dei suoi è onestamente più comprensibile, loro ci campano con Berlusconi, e se la gallina dalle uova d’oro tutt’a un tratto soffre di stitichezza finisce la pacchia! Prima ti sporcavi le mani per raccogliere il dono ma te le lavavi e non ci pensavi più… adesso ci vuole una rettoscopia approfondita… è più fastidiosa la cosa.

Ma il più grande di tutti è stato Grillo! Lui è un grande comunicatore e lo ha dimostrato… ha capito che vento tirava e senza perder tempo - ancora col costume bagnato - è andato da Napolitano anticipando il suo incontro al Quirinale. Casaleggio aspettava fuori nella posizione del loto; quando un corazziere gli chiesto se si sentiva bene lui ha risposto che assisteva alla riunione in spirito col terzo occhio, solo che non vedeva bene perché un ciuffo gli copriva la visuale. Grillo è stato eccezionale, il paese è sull’orlo della crisi, della crisi più brutta che abbia mai vissuto, il governo sta lì lì per cadere e lui è pronto a raccoglierne le macerie. Nella sua conferenza stampa ha detto tutte cose vere e ha sottolineato l’urgenza di interventi, la drammaticità dello stato in cui versiamo e come tutto questo sia taciuto, minimizzato da un governo tenuto in scacco dalle vicende giudiziarie di Berlusconi. Grillo ha avuto una tempistica perfetta e ha riguadagnato consenso. E’ riuscito ad approfittare del grande errore commesso oggi dalla maggioranza, quello di chiudere per tre giorni un intero parlamento per difendere gli interessi di una sola persona, per ottenere di nuovo credibilità.  Beppe Grillo è stato in grado di condensare in sé e nel suo movimento tutto il malumore che il paese sta vivendo per uno scandalo senza precedenti, per la dimostrazione ultima e più eclatante della politica “ad personam” che ha guidato questo paese per vent’anni. In pratica nel massimo delle doglie il berlusconismo ha partorito definitivamente il grillismo. Certo che Letta porta proprio sfiga!      

martedì 9 luglio 2013

NOTA SEMISERIA SULLA SOLITUDINE!

Scegliere la solitudine comporta di certo delle rinunce ma ha i suoi vantaggi, vantaggi non sempre piacevoli: ad esempio la realtà delle cose è talmente vivida e lampante da essere quasi insopportabile, e questa cruda consapevolezza può spesso portare al risultato opposto: la realtà è tanto cogente tanto da esser sospettosamente “troppo vera”. Dal possibile che prende forma davanti alla nostra attenzione diventa l’inevitabile realizzarsi della nostra paralisi. Certo è che chi sceglie per un tempo indeterminato di restar solo già di suo proprio bene bene non sta! Ma già la coscienza di questo stato patologico contribuisce a non renderlo molesto, no… un po’ di solitudine fa bene! E’ una sorta di lavanda gastrica dell’animo, anche se bisogna evitare la tentazione sempre in agguato dell’espiazione: abbiamo tutti qualcosa da farci perdonare e il senso di colpa copiosamente distribuito nelle pieghe delle nostre azioni favorisce questa endemica minaccia. In fondo sentirsi in colpa è sempre un’autoreferenza: un modo contorto e sterile per restare i protagonisti. Se non si vuole ottenere nulla tanto vale farlo in compagnia. Il nulla è sempre densamente abitato, sovraffollato! Insomma, se si passa il tempo dedicato alla beata solitudine inginocchiati sui ceci dei nostri fantasmi restar soli può servirci solo a provar dolore; effetto collaterale probabile - anzi quasi certo -, ma non deve esser in sé e per sé l’oggetto e il fine della ricerca della solitudine… non sarebbe lontano dal masochismo. Certo che la solitudine non è uno stato facile. Per niente. Troppo dichiarata diventa fintamente eroica e fa trasparire che in fondo non è che la ami tanto, te la tieni per te e sembra che ti auto flagelli. Proprio non si può restar soli in santa pace! Poi si vivono delle esigenze: e anche in questo caso c’è tutto un lavoro “sotto”! Certo la solitudine non fa bene, eh no! Se uno fosse estremamente ricco potrebbe vincerla in tanti modi! Ad esempio sbolognando la ex moglie con un bonifico di centomila euro al mese e per non pensarci organizzare orgette innocenti con giovani fanciulle e un palo da lap dance! Casomai trasforma questi squallidi incontri in pseudo rituali orgiastici, così li scarichi come offerte religiose. Che male c’è? Queste cose le facevano anche i Greci? E i Greci sì che sapevano vivere. La Grecia è stata la culla della cultura, ne consegue che fare una bella orgia con gli amici è fare cultura. Ottimo! La spesa può esser detratta anche come promozione culturale. Anzi si fa una bella associazione per la promozione delle orge e si paga solo la Siae per la musica utilizzata negli strip! Perfetto! I Greci giravano in tunica e senza niente sotto… infatti Esiodo si premurava di consigliare a questi “cullatori della cultura” di non farla per strada camminando, e per sottolineare questa altissima ed edificante usanza significava che era diffusamente praticata. Le Opere e i Giorni di Esiodo sono un po’ come quella placchetta affissa nei bus degli anni 70-80, sulla quale era inciso: si prega di non sputare a terra.  Ma i greci sì che sapevano campare e, soprattutto star soli. Beh erano anche in pochi.. ora è più difficile. Quando una sera in compagnia gira male e ti annoi un po’ di solitudine la cerchi e ti va di lusso se ti chiudi per tre quarti d’ora nel cesso del locale provocando un paio di ricoveri per costipazioni e lussazioni da pugno contro la porta. Sì… certe serate sono proprio di merda. E’ che esci con troppe aspettative! E’ obbligatorio divertirsi e star bene e questo è un peso: a me viene un attacco di panico già dopo essermi fatto la barba. Credo esista anche l’ansia da prestazione sociale, anche se in questo caso è il cameriere a chiederti se “ti è piaciuto” mentre ti porta un conto così lungo che speri che sia la partita iva! No, non si può uscire con la speranza di divertirsi ma con la patologica sicurezza dello Xanax in tasca. Non è normale, niente è normale! Non è normale aver paura di sorridere, non è normale guardare un culo senza il timore che - tempo una settimana - ti arrivi una notifica per stalking. Non è normale sfondarsi di alcool altrimenti tutto sembra patetico… devi sfondarti di alcool solo quando hai la matematica certezza che tutto sia patetico, altrimenti togli del sano alcolismo a chi lo merita più di te.  Non è normale bestemmiare in auto contro uno sconosciuto ricordandogli il mestiere della madre, della nonna e di tutte le trisavole fino alla settima generazione – il mestiere è sempre lo stesso -, e poi arrivato al locale apri lo sportello alla tua ospite e con un sorriso ipocrita dici: “prego cara”. Non è normale.  Però è così… se vuoi stare in compagnia, se non vuoi una vita piatta le cose stanno così. Perché il mondo va così e chi sei tu per cambiarlo? Vedi? Tutti si lamentano ma alla fine tutti si trovano bene…  Vedi? Fanno sempre le stesse cose e non le farebbero se si trovassero male, no? Sei una triste minoranza repressa, e sfoghi la tua repressione con la tua burbera solitudine.  Intanto il mondo va avanti, corre e non bada a te: a testa bassa corre, corre, corre… e dove cazzo sia diretto non s’è mai ben capito, ma corre!, e tu a star fermo cosa ne ricavi? A questo punto il pallido sospetto che sei tu il coglione in questa nevrotica piccionaia ti attraversa. In discussione ti ci metti, lo fai. Certo sei sveglio, intuitivo, ma lento! E questa lentezza in fondo ti piace, ti sembra quasi di avere più tempo, e un po’ – ammettilo - ne vai orgoglioso. Forse stai un po’ esagerando però, forse lo strumento di difesa scatta in automatico e ti si è ritorto contro. Ma dio quanto ti piace. Ecco che la solitudine un po’ le fattezze di una galera le sta prendendo, la cosa strana è il muratore sei tu… e prima ci facevi meno caso.

Certo che la Grecia è stata la culla della cultura… quasi quasi rileggo Esiodo! No! Forse è meglio Arifofane!