In Verità

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venerdì 10 gennaio 2014

LA GUERRA DEGLI OPPORTUNISTI


L’Italia è la posta in palio di un manipolo di incapaci in guerra. E’ una guerra strana, opportunistica e pericolosa, fatta mistificazioni propagandistiche vuote che speculano senza vergogna sulla vita degli italiani.

I due principali contendenti sono in apparenza alleati, fanno parte dello stesso partito, dovrebbero condividere gli stessi principi e avere gli stessi scopi, ma in realtà scuoiano la cotenna del Paese con la lama delle ovvietà per ottenere un posto a Palazzo Chigi. Letta e Renzi sono della stessa pasta; se i tempi fossero stati diversi molto probabilmente avrebbero fatto parte della stessa squadra di biliardino dell’oratorio, ma adesso il primo vuole mantenere il posto di Presidente del Consiglio mentre il secondo vuole appropriarsene. Tutto si riduce a questo! Se andiamo a grattare sotto questo strato di muffa non ci troviamo altro, solo il nulla. Enrico, “il timorato di Zio”, è un ottimo gregario, un negoziatore occulto e traffichino che ha saltellato allegramente per vent’anni tra il partito, “les affaires” di famiglia e il Gruppo Bilderberg,  ha sempre lavorato nell’ombra ed è uscito allo scoperto solo grazie  all’ossessione perenne per le larghe intese di Napolitano. Fa gli interessi dell’Europa bancaria ed è il successore naturale di Monti. Letta è la continuità politica dello sciagurato governo che lo ha preceduto, travalica gli interessi e gli scopi della sua compagine politica, lui è oltre, fa altro, i suoi interessi sono quelli della Bce, e per questo deve esser abilmente fluido, incolore ed insapore. Letta è il primo fulgido esempio di “commissariamento occulto”: una persona da sempre celata ai più, non votata da nessuno per diventare primo ministro, come per incanto viene chiamata a traghettarci fuori dalla crisi, ma in realtà ha avuto il solo compito di rifilare al paese misure di “austerità” camuffate da riforme.  Non ha fatto niente, affetto da una sconosciuta e triste patologia che lo ha spinto a cambiar nomi a vecchie tasse, ha ceduto in silenzio ai ricatti di un alleato pregiudicato, ha aumentato l’iva di un punto percentuale ed ha inoltre pressato ulteriormente sul costo del lavoro per le imprese tenendo così in un “ammollo stagnante” tutta l’economia nazionale.  Per quanto lucidi gli attributi d’acciaio, Letta è stato sino ad ora di un immobilismo sconcertante, un immobilismo che aveva il solo scopo di chiudere il lavoro iniziato da Monti.
Il guaio è che Letta ha iniziato a crederci, il ruolo conferitogli da Napolitano - e da nessun altro – gli piace non poco! Ha iniziato ad accarezzare l’ebbrezza del potere e la cosa non gli è dispiaciuta affatto! Anzi, visto che c’è vuole restare! Il canonico ha ancora tanto da fare e la crisi è un ottimo deterrente per lavorare di fino per tutta la legislatura, lo stato di emergenza è uno sponsor efficace per lavorare di fino e far gli interessi di un’economia continentale che ha tutte le intenzioni di risollevarsi dalle sue sciagure speculative attraverso i soldi dei privati cittadini! Letta non è un uomo di partito, non lo è mai stato, è un semplice funzionario di sistema; certo, per entrare in politica da qualche parte doveva pur stare… così un bel giorno lo zio Gianni gli ha semplicemente detto: “al mio tre dividiamoci! Io di qua e tu di là!” Le cose “in fondo in fondo” sono sempre semplici.
Renzi invece è mosso da altre forze, anzi, è più corretto dire che è stato costruito in un’altra fabbrica. Matteo è politicamente meno capace ma più spendibile sul versante della propaganda. Ridendo e scherzando anche lui è sulla piazza da un paio di lustri abbondanti, ma il lavoro congiunto della diade “Gori-Baricco” è riuscita a far sembrare Matteo un eterno enfant prodige del teatrino politico nazionale. Non è mai stato eletto in parlamento, ma è stato presidente della provincia di Firenze ed ora è sindaco della città (certo, ha bisogno di Google Maps per arrivare quelle rare volte in comune ma è comunque il sindaco e resta incatramato tale fin quando non ha un altro posto sicuro).  Anche Renzi – come Letta - è tendenzialmente sciapo, non ha le idee chiare, spesso si contraddice e rimangia quello che dichiara, infatti da questo punto di vista è un fervente allievo della scuola berlusconiana (ne sentivamo la mancanza); ad esempio  dichiarò da Fazio di non avere alcuna intenzione di diventare segretario e invece cammina sul cadavere ancora caldo del suo partito per diventarlo, smaltì nell’indifferenziato D’Alema per poi andarlo a ripescare senza problemi nella pattumiera per opporsi a Bersani. Ad aprile sbraitava contro i suoi per favorire le larghe intese ma dopo non ha mai lesinato nel tentare di affossare un esecutivo fantoccio per propagandarsi! La sola ed unica dote di Renzi consiste, dunque, nell’approfittare delle disgrazie altrui (qualità tutt’altro che rara sia in politica che nelle onoranze funebri).
Ma dopo l’otto dicembre Matteo spinge ancor di più sull’acceleratore per far cadere Letta. Infatti dopo esser diventato segretario del Pd – in pratica il primo esempio di “condanna ai lavori socialmente futili” –, Renzi affonda ancora di più i denti sul collo di Letta . Prima  offre a Grillo un’alleanza tra squilibrati, proponendo addirittura di sfasciare il titolo V della Costituzione; chiedere a gente così incompetente di riformare la nostra carta fondamentale è un po’ come appaltare a Joker i lavori di ristrutturazione della Batcaverna!  Poi cerca di imporre a Letta un rimpasto di governo, ma dopo nega ogni cosa in un’intervista televisiva, ed infine copia praticamente “pari pari” il piano sul lavoro del Movimento Cinque Stelle – con la sola “trascurabile” differenza di screditare alla chetichella l’articolo 18 - e lo chiama in perfetto “british style” Job Act! Renzi crede di essere nella Camera dei Comuni, ma in realtà non è altro che il semplice segretario di un partito drammaticamente spaccato ed evanescente. La sua elezione è stata fatta passare come un’ipoteca sul governo del paese,  e i media – da sempre proni – hanno lasciato passare questo messaggio errato ed incostituzionale, ed ora la sua segreteria sembra agli occhi di tutti un governo ombra in grado di cambiare le sorti del Paese.
Ma la realtà è completamente diversa, Renzi – nonostante il plebiscitucolo delle primarie -  è ben consapevole di non essere il segretario di tutti, cerca numeri in parlamento e molti sono ad osteggiarlo. Inoltre non può far passare troppo tempo, ora è in cima ai sondaggi e deve battere l’Enrico finché e caldo; se vuole arrivare a Palazzo Chigi non può far passare troppo tempo e per questo Letta deve cadere!
Questi sono i nostri Cesare e Pompeo, una coppia di lobbisti che guerreggiano senza quartiere per le macerie del paese, anche perché la ricostruzione diventerà un affare!

   

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