In Verità

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venerdì 31 gennaio 2014

A LETTA VIENE SEMPRE IN SOGNO COSSIGA!



La Boldrini non ci sta a fare la parte della signorina Rottermaier e allora scrive a presidente del consiglio una bella letterina, nella quale sottolinea ad Enrico Rasputin che il governo presenta troppi decreti legge che paralizzano i lavori delle camere, e, inoltre, denuncia che questi proposte vengono messe in pacchetti troppo eterogenei; per dirla in talleri: il governicchio di Letta infila nelle stesse proposte emendamenti troppo diversi tra loro, come ad esempio il pacchetto che prevedeva insieme sia la cancellazione dell’Imu che l’aumento di capitale di Bankitalia.

Letta è un vecchio marpione, ha quell’età indefinibile che si aggira intorno ai “settantordicianni”, e nella sua lunga esperienza di intrallazzatore ha capito che il metodo dell’attache è quello migliore: presentare pacchetti enormi di legge dove c’è una proposta traino per la quale il voto è necessario e condiviso e poi schiaffare nel sottobosco tutta una serie di schifezze sia indicibili che improponibili. Enrico non butta via né il bambino e né l’acqua sporca. Tanto a berla siamo noi, cosa gliene può mai impipare al reverendo?

Letta col tempo sta anche mostrando doti di drammaturgo: infatti nel rispondere alla Boldrini se ne è guardato bene dall’entrare nel merito della lettera e ha imbastito una tragedia greca degna di Euripide: “le risse in aula sono un attentato alla democrazia, un partito di minoranza vuole prendere il sopravvento con la violenza, siamo stati tolleranti sino ad ora ma agiremo di forza e infine piena solidarietà all’attacco al presidente della Repubblica.”

Caro Letta, ma questa strategia l’ha mutuata da Berlusconi usando come tramite lo zietto? Dove ha imparato a esasperare le realtà per creare un clima di tensione sociale? Le è venuto in sogno Cossiga?

Ebbene di pugni e ingiurie in aula se ne vedono da sessant’anni, certo non sono cose belle, ma ci sono sempre state; cito solo i più tragicomici: nel lontano 1949 Giuliano Pajetta (precursore dei moderni wrestlers), preso dalla rabbia per l’approvazione dell’ingresso dell’Italia in Nato si  gettò in picchiata su un deputato dal suo banco, si vide anche volare del mobilio in aula.

Nel 1953 il democristiano Stella prese a pugni il monarchico Ettore Viola, quest’ultimo non ebbe neanche il tempo di gettare il guanto di sfida e di designare i padrini per il duello.

Nel 1981, durante il dibattimento in aula sulla loggia P2 scoppiò una furibonda rissa in aula. Il meglio di sé lo diede il radicale Cicciomessere, il quale, credendo di essere una rockstar si gettò dal suo seggio nel vuoto… ma trovò solo il pavimento ad accoglierlo a braccia aperte. 

Nel 1994, il relatore Mauro Paissan fu accolto in aula da un boato di protesta proveniente dai banchi di Alleanza Nazionale; a quel punto partì alla carica una compatta falange di deputati “neocamerati” per travolgere Paissan; e l’onorevole Voccoli, nel disperato quanto eroico tentativo di difenderlo, si trovò a terra dopo una aver ricevuto una sberla condita dal grido  “Eila Eila Alalai!”  

Nel 1996, durante la discussione sul finanziamento pubblico ai partiti, il leghista Cavaliere – credendo di esser Spiderman – si lancia dal banco nel tentativo di raggiungere il berlusconiano Giovine. La ragnatela di Spider-Cavaliere si inceppa e precipita miseramente rovinando su Vittorio Sgarbi.

Nel 1998 – una vera e propria chicca -, il deputato ed ex calciatore Massimo Mauro apre un’accesa discussione con il collega di An Gramazio per stabilire se la Juventus fosse più forte dell’Inter o viceversa ( com’è noto da sempre annosa e scottante questione di rilevanza istituzionale). Dagli attacchi verbali si arrivò alle mani, e Mauro – da buon difensore – inizio a prendere a calci Gramazio forse in evidente possesso palla.   

E giusto per concludere va ricordato che nel 2007 un gruppo di leghisti realizzò lo stesso assalto compiuto dai grillini due giorni fa: una task force targata carroccio occupò i banchi del governo sventolando la scritta: il governo fuori dalle balle, dopo un po’ fu sospesa la seduta e partì una bella rissa in aula. 
 

Dunque, Caro Letta, di pessime figure il parlamento ne ha fatte tante – e grillini non sono stati neanche tanto originali. Ora perché vuole far passare i pentastellati per dei terroristi? E se proprio vogliamo dirla tutta, il Movimento 5 stelle non è affatto un partito di minoranza, bensì è il primo movimento di questo paese – ahinoi aggiungerei -, è l’evidente espressione del malcontento dei cittadini, puntualmente ignorata e messa in minoranza dalla spallata antidemocratica delle Larghe Intese. Lei è responsabile quanto loro di ciò che sta accadendo. Loro protestano e creano disordine, ma lei e il suo governo non rappresentate nessuno, solo gli interessi di una classe politica inquinata dalla corruzione e dalle lobbie. Voi alimentate loro, siete il loro nutrimento, e loro esisteranno fin quando resisterete voi. Siete le due facce della stessa pessima moneta.      

giovedì 30 gennaio 2014

TUTTI CONTRO TUTTI MA VINCONO SEMPRE LORO


La resistenza del Movimento Cinque Stelle non conosce soste. In questi giorni la camera dei deputati ha mostrato finalmente il suo vero volto, quello di un Trash-Reality. I pentastellati hanno occupato l’aula per non far passare il decreto Imu-Bankitalia e, nella bagarre davanti ai seggi dedicati al consiglio dei ministri, la cittadina deputata Loredana Lupo – pronta a saltare il fosso - si becca una sonora manata dal gorilla di Scelta Civica Dambruso. Il galantuomo marchiato Monti si è difeso dichiarando di essere accorso in difesa della Boldrini, ma questa versione non convince. Il nostro presidente della Camera sbraitava e scampanellava dall’attico mentre la Lupo si trovava ancora davanti al citofono, forse Dambruso con quel “gesto signorile” voleva solo impedirle di “decollare” per un attacco kamikaze contro la Boldrini! Insomma, Dambruso non ha “menato la Lupo”, ha solo cancellato un volo!   
Intanto il decreto Bankitalia è passato lo stesso, ora la nostra ex banca statale può  aumentare con i soldi degli itataliani il suo capitale di ben 7,5 miliardi di euro per poi esser data in pasto agli istituti di credito europei.
Questo latrocinio doveva passare a tutti i costi, non c’erano santi. La messa in svendita della Banca D’Italia era così importante che ha costretto la Boldrini ad usare per la prima volta nella storia della repubblica la cosiddetta “Gigliottina”, un potere aggiuntivo del presidente della camera – voluto da Luciano Violante – che consiste nel forzare ogni eventuale ostruzionismo mandando direttamente al voto una proposta di legge.
Non succedono cose belle dunque… siamo messi proprio male! Ma la cosa peggiore è che i nostri cari rappresentanti continuano a far finta di nulla lasciando precipitare tutto inesorabilmente nel baratro.
Lo gnorri per eccellenza è proprio il nostro Presidente del Consiglio. Letta è fenomenale, vive in una continua e cronicizzata fase di negazione. Infatti crede ancora di contare qualcosa: va in giro con un sicumera che ha veramente del patologico.
E’ uscito talmente fuori di cotenna da arrivare addirittura ad imitare la pessima pronuncia in italiano del presidente del consiglio Europeo Van Rompuy durante una conferenza stampa. Ora è d’uopo chiederci: ma questo decide di andare in giro di sua sponte o ce lo mandano?
C’è da dire che in sede europea gli italiani si sono sempre distinti: dal lontano Kapò a Shultz di Berlusconi alla recente figura di merda di Salvini, abbigliato con le sue immancabili tenute in “trama classica pigiama Irge”, non ci siamo fatti mancare niente, non possiamo davvero lamentarci.
Ma dal reverendo dalle palle d’acciaio chi se lo aspettava? Onestamente io non so cosa accada nei cervelli già compromesse dei nostri politici quando si accingono ad avere a che fare con l’Europa, ma per sicurezza una perizia psichiatrica e un esame tossicologico glieli farei fare prima di mandarli in giro a sparar cazzate.
Intanto lo scempio va avanti ed è infaticabile. L’italicum di Renzi ora è finalmente al vaglio delle camere: il rottamatore in combutta con il pregiudicato ne ha fatta di strada  - tutta asfaltata da lui sopra le nostre teste. Ora può dirsi orgoglioso del suo lavoro: dopo un decennio e più di “stenti e sacrifici” come professionista dell’ assenteismo nella politica fiorentina ora è tra i pezzi grossi: progetta un futuro con Berlusconi seguendo addirittura i consigli di Brunetta: finalmente la banda Bassotti è riunita! Sono cose che emozionano.
I Grillini tentano di porre argine a tutto questo, ma vengono puntualmente sabotati dal loro stesso portavoce, oramai irrimediabilmente affetto da una preoccupante sindrome ossessivo compulsiva nei confronti di Napolitano. Così, mentre i parlamentari occupano le commissioni parlamentari e mettono scompiglio nelle istituzioni nel disperato tentativo di fermare cose veramente serie, lui costringe tutti a firmare l’impeachment per lo stanco e vecchio sovrano. Poco conta se Orellana e Battista si dissociano pur riconoscendo le indiscusse responsabilità del Quirinale, Beppe non vuol sentir ragioni, deve “impicciare” Napolitano! Ora è una questione di principio! Non vuole concorrenti per il discorso di Capodanno!  
E così, mentre ci distraiamo nel guardare questo teatrino patetico e chiassoso, lo scempio continua indisturbato: passano ugualmente leggi che dilapidano il nostro patrimonio pubblico, che ignorano ogni garanzia costituzionale, vengono votati decreti che regalano i nostri soldi agli istituti di credito europei e viene presentata in aula una pessima copia del porcellum, infiocchettata e fatta passare per rivoluzionaria da un arrivista senza scrupoli e da un pregiudicato sessuomane.  Tanto rumore per nulla!


martedì 28 gennaio 2014

AFFRETTATEVI, AFFRETTATEVI! SOLO PER OGGI IN OFFERTA!


La tempistica delle televendite e del e-commerce ha tracimato in ogni aspetto della nostra vita sociale. Spesso capita che l’ansia prodotta dal “last-minute” e “del 3x2 solo per oggi” si impossessi  della nostra facoltà di intendere e volere. 

E’ facile dunque che capiti  – anche in tempi di crisi - che le nostre papille rincoglionenti vengano irrimediabilmente allettate da offerte totalmente inutili ma “convenientissime”. Così, come degli automi in corto circuito, ci ritroviamo a comprare qualunque cosa: un utilissimo attrezzo per gli addominali – che funziona solo con un cofanetto contenente la discografia completa di Gigi D’Alessio - , sette materassi memory foam al prezzo di cinque per un monolocale di 16 mq, un set di 69 coltelli in ceramica temperati al diamante da Brunetta nella Terra di Mezzo – di cui 24 solo per il pesce (bah!) –ed infine - solo per oggi perché la ditta che svende da tre anni compie quarant’anni – un immancabile grattachiappe elettronico a luce pulsata.

Il metodo della “telesvendita” è tanto efficace quanto rodato: da vent’anni e più riempie le nostre abitazioni di “cazzate immani” che in quel momento di totale ebetismo compulsivo ci sembravano – Dio solo sa perché – fondamentali!

Ebbene questa strategia è stata usata in politica nello stesso identico modo. Prima avevamo un solo grande televenditore: un soggetto che ci prometteva di tutto e di più: dal milione di posti di lavoro alla cancellazione della tassa sulla casa  e - perché no – gnocca per tutti! Ma adesso il nostro eroe si è fatto anziano e sta insegnando il mestiere ad un promettente virgulto.
C’è da dire che l’allievo Matteo è già dotato di uno spiccato talento naturale, ma per farsi le ossa – ma soprattutto per “farsi” noi – ha bisogno della guida del maestro Silvio. Così – con l’azione congiunta dei due imbonitori - nasce la nuova legge elettorale. Una legge che ci è stata appunto proposta sotto forma di occasione unica ed irripetibile. Dobbiamo quindi affrettarci per cogliere questa offerta altrimenti tutto va puttane…  anche perché il mentore pregiudicato vuole il suo guadagno.

Ma proprio oggi l’apprendista Matteo sta iniziando a capire quanto sia furbo il maestro. Infatti il partito di Berlusconi non ha ritirato gli emendamenti sulla proposta dell’Italicum, mentre il Pd sì. Ora tutto è nelle mani di un anziano signore allontanato dal senato perché condannato in via definitiva. L’ago della bilancia pende dal lato oscuro di Forza Italia! Così, un adirato Renzi, colto da un attacco di grafomania – perché la logorrea secondo lui è riduttiva -, si sfoga su Facebook chiedendo chiarimenti e trasparenza; ma non oggi, perché è impegnato ad inaugurare una pista ciclabile a Firenze. Persino il sindaco Quimby dei Simpson sembra più professionale!
Berlusconi fabbrica così la sua botte di ferro, riciclando i pezzi scartati dal rottamatore. Ci sa proprio fare non c’è che dire! E da buon intrallazzatore sta insegnando al giovanotto sprecone che non si butta via niente, perché prima o poi tutto torna utile. Silvio è insuperabile, è riuscito a ribaltare la situazione in un modo incredibile. Ora ha lui il coltello dalla parte del manico!
Certo, questo vecchio Sardanapalo ha ancora le sue ambasce, resta un condannato ed è stato inquisito per l’ennesima volta per il caso Ruby, ma niente paura! Ci ha  lavorato di fino su a modo suo e non tardano ad arrivare i primi incoraggianti risultati.
Già qualche anno fa delle losche figure bazzicavano nei dintorni dell’anagrafe di Fkih, la città natale della giovane marocchina, per taroccare la data di nascita della ragazza, ma non ci riuscirono, allora Silvio è andato più in alto. Il pregiudicato inarrestabile si è rivolto direttamente al ministro della Funzione Pubblica marocchino Mohamed Mobdii; il quale in un’intervista ha sfacciatamente affermato che Ruby era maggiorenne all’epoca dei fatti. Anzi, per compiacere Silvio il ministro era addirittura disposto ad affermare che Ruby era in pensione e con badante slovacca al seguito, ma non era necessario, il troppo storpia e… costava troppo!
Gli esiti di tutta questa macchinazione sono a dir poco sorprendenti: infatti ora anche Mobdii,  con ogni probabilità, verrà iscritto nel registro degli indagati per il caso Ruby dalla magistratura italiana. Silvio è davvero fenomenale, riesce ad inguaiare irrimediabilmente chiunque ci si accosti, a prescindere dalla nazionalità. Affrettatevi gente, affrettatevi!      


lunedì 27 gennaio 2014

CIAO NUNZIA. ENRICO LETTA CHI?


La De Girolamo si è dimessa dalla guida un ministero abrogato in un referendum nel 1993! Poco male; in fondo Nunzia stava alle Politiche Agricole come la Monsanto sta al biologico equo e solidale. 
L’oramai ex ministro ha dato però prova di coerenza: nonostante non risulti sotto inchiesta si è dimessa, evento che per una berlusconiana ha dell’epocale. Ma a rimettere tutto a posto ci pensa Renzi, il quale (“tomo tomo, cacchio cacchio”) mantiene nella sua segreteria l’inquisito Faraone nonché il doppio incarico di sindaco fantasma e di pernicioso segretario “bipolare” del Pd.
 Come sono cambiate le cose dopo l’avvento di Fonzie. La novità Renzi riesce a far sembrare rivoluzionaria persino la De Girolamo… e ce ne vuole! Meglio di Silvan!   
Ma le dimissioni del ministro hanno contribuito a far traballare ancora di più le larghe intese. Letta sta perdendo troppi pezzi per strada: tra un po’ lo vedremo salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni con addosso solo il batacchio del campanello di palazzo Chigi - e non osiamo immaginare dove potrebbe riporre l’ammennicolo in mancanza di una tasca.
Enrico è depresso, aveva già prenotato un panettone artigianale per il prossimo Natale e – purtroppo - non è rimborsabile. La verità è che gli vogliono far fare la fine delle mutande del Cota: trasformarlo in qualcosa di verde e intoccabile – e già il suo colorito naturale non lo aiuta. Annaspa cercando di resistere in tutti i modi ma il vuoto attorno si allarga sempre più. Renzi gioca con lui come il gatto col topo mentre il vecchio leone spelacchiato Berlusconi si diverte a guardarli col suo giudice di sorveglianza – il cavaliere è pigro, dobbiamo capirlo… ha un’età, quindi preferirebbe inghiottirli già lavorati.
Tra un po’ nessuno si ricorderà più di Letta, neanche la cortigiana Alfano. Possiamo star certi che Angelino dimenticherà presto che Enrico, con un discorso vergognoso alle camere, gli blindò la poltrona dopo l’affaire Shalabayeva, e da qui a poco fingerà di non vederlo quando lo incrocerà nei corridoi.    
Questa è la dura vita della politica italiana: oggi credi di avere le palle d’acciaio e domani scopri che era solo un’ipertrofia prostatica!
Ma Enrico non si arrende. Emaciato ma tenace, il nostro eroe tenta di trincerare l’esecutivo dalle bordate della tetra coppia dell’italicum ripescando dalla soffitta la chimera di una legge sul conflitto di interessi. Ma nessuno ha detto ad Enrico che arriva con quattro lustri di ritardo? E se proprio vogliamo dirla tutta basta ricordare al canonico che una legge che regolamenta il conflitto di interessi esiste dal lontano 1957 ma - chissà perché - è stata sempre e sistematicamente ignorata.

Arrivati a questo punto sarebbe forse più utile parlare di “conflitto di decenza”. Infatti con una bella legge che argini l’indecenza politica eviteremmo che un pregiudicato corruttore di minorenni imponga a questo già disastrato paese una legge elettorale realizzata con la complicità di una mina vagante – pericolosamente caricata di mortale logorrea e di pruriginosa retorica - che al massimo dovrebbe giocare a CityVille su Facebook!  

sabato 25 gennaio 2014

ENRICO E MATTEO, CULATELLI COLTELLI



La sottile guerra “intestinale” tra Renzi e Letta non conosce tregue. Enrico, da buon diplomatico biforcuto, cerca un’intesa che nel contempo plachi e incastri il segretario della Mattel a lingua libera. Nel frattempo Renzi sguscia come un capitone e tiene sulle spine - con logorroiche dichiarazioni al simil-vetriolo - un governo di ricotta alla diossina.
E’ una guerra tra mediocri, ma dei mediocri ai quali è stato dato un enorme quanto immeritato potere. Il primo è a palazzo Chigi, a spacciare per riforme un commissariamento in piena regola, e nel frattempo il secondo ordisce per prenderne il posto, così potrà suonare e cantare con un discendente di Apicella cover dell’epoca d’oro del berlusconismo. E mentre questi due nani sulle spalle di Brunetta fanno a gara per farci credere di essere le reincarnazioni di Pericle, noi restiamo fermi ad esprimere preferenze che verranno puntualmente reinterpretate, a rispondere a sondaggi adulterati, e a fare quell’ inutile, ma tradizionale, tifo da stadio - privo di ogni spirito critico - che fa tanto bene ad una politica in coma vigile da tempo.
Scriveva Marcello Marchesi che di tanto in tanto può capitare una generazione di fessi, però qui si esagera! Ma siamo fatti così; a noi piace strafare!   
Letta cerca con Renzi un patto di coalizione alla tedesca, una sorta di lega della giustizia solida e inossidabile, un po’ come come i suoi attributi (ed è tutto dire). Però Renzi nicchia: finge di starci ma in realtà rilancia tutto al mittente e maliziosamente dichiara che il governo in dieci mesi non ha fatto nulla, e solo se inizierà davvero a lavorare troverà il suo appoggio. In pratica Letta corteggia Renzi perché è un buon partito - anche se è racchio - e Matteo può permettersi di fare pure la preziosa.
A questo punto il padre superiore non ci sta e alza la posta sul tavolo per ottenere i favori dell’ebetino: se Renzi accetta un patto di coalizione verranno re-impastate le Larghe Intese in favore dei renziani (anche se tutti noi sappiamo cosa si dice in giro sulle minestre riscaldate). Anche in questo caso “il racchio anatroccolo” che se la tira finge di ammiccare ma in realtà vede e rilancia. Inaspettatamente Calimero si mette d’accordo con un ex senatore pregiudicato e impone una nuova legge elettorale truffa: in pratica un pessimo revival del porcellum con un acre sapore di paella al pesce marcio!
Niente! Anche stavolta salta l’accordo. A questo punto la tensione è al massimo! Letta tempera i canini, mentre Renzi alza il risvolto delle sue camice fino alle ascelle e arma i nei gentilmente concessi in comodato d’uso da Vespa in vista dello scontro finale in aula sulla nuova legge elettorale.

Ufficialmente Letta cerca ancora un patto di coalizione e Renzi finge puntualmente di ascoltarlo, ma ad onor del vero il loro rapporto è come quello tra il Trota e il suo cervello: si sono tolti il saluto da tempo! Il canonico ha capito fin troppo bene che fidarsi di Renzi è un po’ come chiedere a Berlusconi di far ripetizioni private ad una liceale, e Renzi è ben cosciente che per arrivare a governare gli basta sparare sulla croce rossa; ma lo fa in modo sadico e sottile, con piccole ferite e frecciatine mirate. Questo serial killer delle larghe intese, non vuole semplicemente eliminarle, ma logorarle a poco a poco, per poi declinare ogni responsabilità e dichiararsi estraneo al decesso quando arriverà il doloroso momento del riconoscimento!  

venerdì 24 gennaio 2014

GRILLO FA LA VITTIMA E LETTA SI VENDE BANKITALIA!


Ieri sono rientrate in scena due prime donne della nostra politica: Grillo e Letta. In mattinata  l’ewok fulminato si sfoga con la stampa estera dichiarando che l’italicum di Renzi è stato “appositamente” congegnato per eliminare il Movimento di cui è “il semplice portavoce”, e, non pago, ha dichiarato che il grande male di questo paese sono gli organi di informazione inquinati dal potere. Ebbene è tutto vero! Grillo non poteva essere tanto chiaro quanto tendenzioso. Innanzitutto è vero che l’alien elettorale generatosi dal raccapricciante accoppiamento tra Renzi e Berlusoni millanti il bipolarismo perfetto – caratteristica che certamente in Italia si tramuterà in tutt’altra cosa -, ma c’è anche da sottolineare che il movimento di Grillo si è anche scavato la fossa un po’ da solo. Beppe omette di specificare che se il suo movimento è precipitato nei consensi non è certo colpa dell’avvento di Renzi o della duplice riesumazione di Berlusconi, bensì di una strategia politica errata e sterile.
Il “semplice portavoce” dimentica che con la sua ostinazione nel voler trincerare i suoi parlamentari -  anime candide infiltrate nei postriboli delle istituzioni – ha perso per ben due volte l’occasione di eliminare dalla scena politica il danno peggiore di tutti e, follemente, ha scelto di passare la mano. Tale inerzia ha poi permesso prima a Letta e poi a Renzi di andare a ripescare Berlusconi dal fango dove era stato messo a contar perle.
Berlusconi è un bancomat politico e finanziario a cielo aperto, un feudatario che mantiene un potere enorme; e fin quando resterà sulla piazza non si stancherà mai di esercitare lo “ius prime noctis” sulla politica italiana. Il M5S poteva fermare almeno questo ventennale scempio: aveva i voti, la forza e la possibilità ma “inspiegabilmente” non l’ha fatto, lasciando così che il nostro Paese si mettesse a gambe all’aria per farsi seviziare per l’ennesima volta dal cavalier aberrante! Letta e Renzi  hanno però il permesso di guardare! Ora questa forza si è ridotta a manifestare in aula in modo tanto chiassoso e disperato quanto sterile, ottenendo poco o nulla. Avrebbe potuto davvero cambiare le cose ma è stata messa all’angolo da strategie fallimentari.
La stampa è il secondo grande nemico di Grillo, e anche qui non ha tutti i torti: il giornalismo italiano è vergognosamente assoggettato dalla politica. L’ultima impresa dei media italiani è proprio l’italicum di Renzi, una proposta, peggiore di molte altre, è stata fatta passare nei mezzi di comunicazione per l’unica praticabile. Uno scempio incostituzionale, nato dalle menti contorti di un sindaco segretario e un pregiudicato, reso già legge da una propaganda immotivata, ipertrofica e strumentale. Se questo obbrobrio dovesse passare c’è il rischio che Giachetti inizi anche lo sciopero dell’aria!  Ma anche in questo caso Grillo non lesina in vittimismo! Che la stampa in Italia è quel che è lo sappiamo tutti, ma c’è anche da dire che Grillo non ha comunicato quasi per nulla in questi mesi, e quelle rare volte che ci ha provato lo ha fatto proprio male. Dovrebbe almeno riconoscere che le sue invettive, con tracce evidenti di bipolarismo galoppante, hanno fatto più male che bene all’operato dei suoi parlamentari, lodevolmente impegnati nelle istituzioni. Se solo il “comico pazzo” ammettesse le proprie responsabilità - modificando casomai anche la sua strategia comunicativa - quasi certamente il movimento guadagnerebbe non pochi punti sulla lavagna delle preferenze. In Italia nessuno ha mai chiesto scusa, questa sì che sarebbe una bella novità!   Pensaci Beppe, fallo ora che hai commesso solo peccati veniali … ti conviene! 
Anche Enrico Letta ieri ha deciso di “manifestarsi” in pubblico. Il reverendo ha lasciato il breviario a palazzo Chigi ed è andato ad Otto e mezzo per concedersi alle facezie con la Gruber. Ci ha raccontato che rispetta Renzi - anche se lo vorrebbe incaprettato e infilzato in un girarrosto alla prossima “Festa dell’amicizia” -, che presto ci sarà un solido patto di governo alla tedesca con il suo segretario, e che lui ha cose ben più importanti da fare per il bene del paese.
E’ vero, Letta proprio oggi in aula ci ha fatto capire che pensa solo al bene degli italiani. A dimostrarlo è stato proprio l’emendamento passato oggi alla camera dei deputati: il cosiddetto “Imu-bankitalia”. Insieme alla cancellazione dell’Imu il governo ha infilato decreti ben più compromettenti e disastrosi attraverso il metodo dell’ attache.
L’attache consiste nel creare, al momento del voto in aula, un pacchetto di proposte eterogeneo da votare in blocco. In questo pacchetto vengono inserite sia proposte popolari e positive che hanno il compito di fare da traino – come in questo caso l’abolizione dell’Imu – e sia proposte aberranti e impopolari per far sì che tutte passino insieme al vaglio del voto in una sola volta. Le leggi che favoriscono le lobbie vengono infilate alla chetichella nello stesso pacchetto dove ci sono leggi di interesse popolare. E’ un metodo splendido ed efficace, una vera carognata paragonabile al proverbiale “specchietto per le allodole”. Così oggi in aula non solo si è votata la fittizia abolizione dell’imu ma anche la definitiva depauperazione della nostra banca nazionale. Infatti il decreto Bankitalia ci dilania in ben tre modi.
In primo luogo il capitale della nostra banca schizza dai classici 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro. Questo enorme aumento - alimentato dalle stesse riserve della Banca d’Italia, da noi cittadini per intenderci - sarà a totale disposizione dei suoi azionisti, cioè le banche, le quali incrementeranno quasi del 5000% le loro quote.
In secondo luogo, la Banca d’Italia, fino ad ora non poteva distribuire utili superiori al 10% l’anno e non più di una quota ai propri azionisti (cioè un massimo di 156.000 euro, circa lo 0,5%, pari al capitale sociale). Ora, con l’ingente aumento di capitale può arrivare anche a distribuire 450 milioni l’anno ai suoi azionisti, milioni così distribuiti: UniCredit ( per il 22%),  Intesa Sanpaolo ( per il 30%), Banca Carige ( per il 4%),  Assicurazioni Generali ( per circa il 6%), Monte dei Paschi di Siena ( per il 2,5%) e Bnl (per circa il 3%). In Pratica le banche private potranno tranquillamente impossessarsi delle nostre riserve nazionali!
Ed infine il colpo di grazia! Ogni attuale azionista dovrà vendere tutte le quote che eccedono il 3%, le quali, una volta cedute, potranno essere tranquillamente vendute alle banche europee. Immaginiamo cosa accadrà quando i veri colossi bancari del continente metteranno definitivamente le mani sulla nostra ricchezza nazionale, un capitale in origine nato per far fronte alle emergenze di questo paese.

E Bravo Letta! Da buon pastore ti stai dando davvero da fare per tutti noi! Se non ci fossi i banchieri dovrebbero inventarti!     

giovedì 23 gennaio 2014

"MEMORIE DEL PAPI COSTITUENTE"



Giornata “pregna” “pregna” di colpi di scena. Berlusconi risulta nel registro degli indagati, insieme ai suoi avvocati - Ghedini e Longo -, per “corruzione in atti giudiziari” nel processo Ruby. Chi se lo sarebbe mai aspettato!  Secondo la magistratura “giustizialista, politicizzata e forcaiola”, Silvio avrebbe tentato sistematicamente di  inquinare il lavoro dei giudici corrompendo i  testimoni. Che sciocchezza! Perché mai l’inquisito più ricco d’Italia avrebbe bisogno di corrompere delle persone che lo potrebbero inchiodare?
Quante volte il nostro nuovo Papi Costituente deve ripetere che Ruby era minorenne e marocchina a sua insaputa – infatti la trovò come complemento d’arredo nella casa magica di Scajola -, che le sue feste erano eleganti, innocenti e morigerate: non a caso più volte si vedono le avvenenti olgettine vestite da madri badesse alacremente impegnate ad esorcizzare Emilio Fede e Carlo Rossella.
Berlusconi è innocente! Mettiamocelo in testa! Questo nuovo attacco è solo l’ennesimo tentativo delle toghe rosse di fermare l’unico soggetto politico in grado di cambiare il Paese (e purtroppo qui non c’è ironia).
Infatti non è un caso che questa nuova accusa sia capitata proprio quando Silvio è tornato in pista spalleggiato e sostenuto dalla sua nuova fidanzatina Renzi. E non conta se questa indagine con ogni probabilità era già in piedi dal 2012; in pratica da quando Berlusconi - durante le udienze del processo-  comprava a prezzi maggiorati le case degli animatori delle feste Apicella e Mariani (anche loro inquisiti). E’ anche secondario che Berlusconi fu indicato come “corruttore d’atti giudiziari” - proprio insieme a Longo e Ghedini – nella sentenza che condannò in primo grado Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede per favoreggiamento della prostituzione nel lontano luglio del 2013.
A questo punto è d’uopo precisare che Berlusconi ora è inquisito proprio per ciò che emerso dal processo che ha condannato la triade Minetti, Fede e Mora e non per quello in cui era direttamente coinvolto e che lo ha condannato a sette anni in primo grado. In pratica Silvio non si fa mancare niente! Riesce a farsi inquisire anche nei processi che non lo riguardano in prima persona.
Quindi dov’è la novità? Quale grande colpo di scena si è realizzato oggi? Anche se adesso fa lo gnorri, Berlusconi sapeva da tempo che sarebbe stato coinvolto in questa nuova inchiesta. Il decaduto ha avvocati strapagati (e ora anche inquisiti), sarebbe paradossale se nessuno di loro, illo tempore,  s’è preso la briga di informarlo.
Ma i giudici un po’ di malizia ce l’hanno messa a quanto pare. Ma come? Ora che Silvio è tornato fresco e pimpante e può addirittura essere il “co-firmatario” della nuova legge elettorale (vi prego svegliatemi), viene nuovamente inquisito?  Ma allora lo fanno apposta? Certo che la Magistratura quando vuole è tempestiva!

Riepilogando, Berlusconi fa il finto tonto e finge di stupirsi per un atto dovuto da parte della magistratura, e i giudici, a loro volta, decidono proprio adesso di far partire una nuova inchiesta a suo carico. A quanto pare è una guerra senza quartiere e senza esclusione di colpi… ne resterà soltanto uno! E speriamo che non vinca l’immortale cattivo!    

mercoledì 22 gennaio 2014

SE LA RISPOSTA E' RENZI ALLORA LA DOMANDA E' SBAGLIATA (PARTE SECONDA)



LItalicum di Renzi, dopo l’unzione di Berlusconi, ha incassato anche l’approvazione di Brunetta. Già questo basterebbe ad inchiodarlo, ma per correttezza si attendono solo i via libera di Gamba di Legno e la Banda Bassotti e il cerchio sarà chiuso.
Dopo la “profonda intesa”, Silvio – dai dintorni dalle casa circondariale – istruisce i suoi parlamentari e ordina loro di non tendere a Renzi imboscate in aula. E’ fatta! Matteo è sotto la “blindata” protezione del pregiudicato padre costituente. Ora non lo fermerà più nessuno, visto che la decenza in questo paese ha ceduto le armi da tempo immemore.
Due figure fuori dal parlamento – un sindaco fantasma, chiamato nella sua città “Berluschino”, nonché semplice segretario di partito e un ex senatore pregiudicato - depositano una pessima legge elettorale in parlamento e non ammettono condizioni, altrimenti il governo cade. Cosa dire? L’intimidazione resta, almeno sulla carta, ancora un crimine, ma oggi è stata ribattezzata politica del “fare”.
E cosa ha fatto Renzi di così rivoluzionario? Analizziamo le “non azioni” del nuovo che avanza. In principio ha indossato il costume di rullo compressore con l’intenzione di rottamare il vecchio e poi ripesca dal cassonetto di tutto e di più, persino un pregiudicato. Beh se proprio vogliamo dirla tutta questa non è proprio una novità. Chi ha buona memoria ricorda che proprio in questo modo è nata  la “cosiddetta” Seconda Repubblica. In seguito, questa assoluta novità, in pieno stile Silvio fa dichiarazioni che puntualmente smentisce : “Non sarò mai segretario del partito”, e si presenta con tutti i crismi. “Voglio una legge elettorale dove il cittadino scelga il candidato”, e invece presenta un mostro incostituzionale con le liste bloccate. “Berlusconi è Game Over” – dichiara solo pochi mesi fa - e poi da ranocchio ai domiciliari nella sua palude lo ritrasforma in principe con il bacio della “profonda intesa”, gesto d’amore stampato con uno passionale schiocco Dio solo sa dove viste le licenziose abitudini del nostro Sardanapalo nazionale.
Anche in questi imbarazzanti casi Renzi non rappresenta una novità; è dal 1994 che si ricorre puntualmente a Berlusconi per avere il “via libera” in questo paese; e puntualmente chiunque ha avuto a che fare con lui è stato politicamente dilaniato! Ci auguriamo anche stavolta che questa ventennale tradizione venga al più presto rispettata. In fondo a Silvio gli abbiamo dato in comodato d’uso il paese, è anche giusto che ci restituisca il favore di tanto in tanto con una cortesia!
Fino ad ora abbiamo parlato solo di Renzi e Berlusconi, quindi per “par condicio” è giusto che si parli anche un po’ della sinistra.
Dopo l’attacco di logorrea di Renzi in assemblea, nel quale ha rimarcato più volte di esser il sindaco di Firenze - giusto come promemoria perché proprio non gli vuole entrare in testa -, Cuperlo si è dimesso. Offeso dalle frecciatine del segretario, il presidente ha lasciato l’assemblea ed infine ha dato forfait con una lettera aperta al segretario e avvertendo tutti su Facebook. Io sono dell’idea che Cuperlo, sul popolare social network, non volesse tanto render note le proprie dimissioni quanto ricordare ai suoi amici di “esser stato il presidente del Pd.” Infatti nessuno se ne era ancora accorto.
Il dalemiano ama il basso profilo almeno nella stessa misura in cui ama la rassegnazione. Le parole di Renzi avrebbero offeso chiunque figuriamoci una figura riservata e dimessa come Cuperlo, ma sono appunto parole di Renzi; dichiarazioni fatte da un soggetto che per arrivare a palazzo Chigi si venderebbe in saldo l’anima al diavolo, ammettendo per assurdo che la Santanché sappia cosa farsene. Ma niente! Il presidente del partito è caduto nel tranello fatto di gratuite provocazioni del buzzurro smanicato e si è chiamato fuori.
Male, molto male! Non ci si può sempre dimettere quando si vedono “depauperati i propri principi,  altrimenti i “berluschini ci marciano”. Per una volta è giusto prendere ad esempio Berlusconi: quello lo si è dovuto schiodare dal senato con la forza… ed era condannato in cassazione per frode fiscale. Questo geronte dell’intrallazzo (primo fra pari) non abbandona la politica neanche a cannonate, e dobbiamo precisare anche che non è abitato da alcun ideale – se non sessualmente penetrabile - o sano principio. Il soggetto è inchiavardato alle istituzioni per puro e animale istinto di sopravvivenza. Ora, se resiste “Sua Fraudolenza” perché non dovrebbe resistere una persona che possiede solidi principi, corredati oltretutto da coscienza e fedina penale pulite?

Certo, Gianni incontra poco: Cuperlo non è ganzo come Renzi, non posa come un ebete che crede di esser Alain Delon su Chi, né millanta in giro per l’Europa attributi d’acciaio come Letta, ma è una persona per bene, anonima più di Fassina – e ce ne vuole - ma per bene.  Comprendo che oggigiorno la vita è difficile per chi ancora sanamente distingue la “personalità” dal “personalismo”; è dura resistere in un mondo in cui le idee non sponsorizzate dai poteri forti diventano solo datati ideali, dove persino il nulla si vende a peso d’oro, basta che lo spot sia fatto a dovere, ma la facile resa di oggi potrebbe tramutarsi nella più feroce condanna di domani. Lasciare in mano a degli sciacalli il futuro senza neanche opporsi non è una prova di dignità ma una resa, non è un rinunciare per restar puliti ma un lasciar fare.      

lunedì 20 gennaio 2014

BRAVO, DOVEVI PARLARE CON DUDU’!



Inutile dire che l’esposizione di Renzi a mo di “rivelazione” sui particolari ancora celati della nuova legge elettorale è deludente. L’Italicum di Renzi è un vero e proprio Frankenstein cucito alla carlona con pezzi di risulta presi a caso qua e là; un mostro senza né capo e né coda, nato per soddisfare sia le esigenze dell’interlocutore pregiudicato che quelle dei grandi partiti.  Le liste elettorali saranno accorciate ma resteranno bloccate; quindi continueremo a votar solo simboli mentre i nomi dei candidati saranno decisi dalle segreterie dei partiti. Inoltre il puzzle tragico-cubista renziano non è neanche nominalmente proporzionale – a differenza di quello spagnolo – ma ha tutte le intenzioni di realizzare una coercizione maggioritaria a dir poco “antidemocratica”: infatti  innalza in modo spropositato la soglia di sbarramento per entrare in parlamento (il 5% per le forze in coalizione e addirittura l’8% per chi si presenta autonomamente), ed infine – come se tutto questo non bastasse – offre un corposo premio di maggioranza (anche se sensibilmente ridotto rispetto al porcellum) alla coalizione che raggiunge il 35% delle preferenze facendola schizzare - come per incanto - al 53 o al 55 %. Ma dobbiamo ricordare che in Italia raramente qualcuno ha realizzato il 35%  alle elezioni; Allora come si fa? Non facciamoci prendere dal panico: Renzi ha pensato a tutto! Infatti per ovviare a questa empasse il segretariucolo ha proposto il doppio turno (il suo grande sogno). Detto in talleri, se durante le elezioni nessuna forza raggiunge il 35% dopo quindici giorni si ritorna a votare per uno pseudo ballottaggio e chi vince ottiene il premio di maggioranza per governare senza pensieri!

Ora paventiamo lo scenario più spaventoso: si va alle elezioni col RENZELLUM e la coalizione A raggiunge il 29% delle preferenze, mentre la coalizione B arriva al 34%; secondo questo sistema – nonostante uno dei due contendenti abbia già ottenuto un vantaggio schiacciante -  nessuna delle due ha ancora realmente vinto le elezioni, perché né l’una e né l’altra ha i numeri per ottenere il premio di maggioranza. A questo punto si dovrà andare inevitabilmente al ballottaggio. Ammettiamo – non tanto per assurdo - che il leader della coalizione in svantaggio (la A) per recuperar voti garantirà agli elettori di togliere la tassa sulla casa, il canone Rai, le accise sui carburanti e la tassa di circolazione. E come se non bastasse prometterà di portare l’iva al 10%, di circolare in centro liberamente (isole pedonali comprese) con un’auto euro zero e di parcheggiare gratis nelle linee blu, di sacrificare Alfano sull’altare della Santanché - fatto d’ossa di Sallusti-, di abbassare la maggiore età delle “Marocco-Egiziane” a 13 anni e di dar fuoco ad Equitalia con dentro Esposito e tutta Magistratura Democratica. Possiamo star certi che questo “fantomatico leader” non solo recupererebbe voti ma vincerebbe delle elezioni già perse al primo turno e otterrebbe anche quel rassicurante premio di maggioranza che gli garantirebbe un allegro e tranquillo quinquennio di scempi. Delle elezioni perse potrebbero tramutarsi così in un plebiscito senza precedenti!
Ovviamente è un esempio estremo e grottesco, ma non lo escluderei del tutto visto l’ultimo ventennio.
Renzi non si rende conto di quel che fa, propone e dice… per niente! Riepilogando il tutto, Matteo ha proposto un maggioritario forzoso e antidemocratico, con liste brevi bloccate in piccole circoscrizioni (mentre il porcellum aveva lunghe liste in grandi circoscrizioni, in pratica la stessa cosa ma spezzettata), e con un premio di maggioranza da attribuire in ultima istanza con un eventuale doppio turno. Ce ne voleva di fantasia per passare dal porcellum alla maialata e lui ci è riuscito! E’ proprio il nuovo che avanza non c’è che dire! Avanza come una colata di fango!
Il presidente Cuperlo ha cercato timidamente di far argine, ma si è capito solo lui. Per quanto elegante e distinto, Gianni, ha lo spessore politico di un bradipo in coma. Si è limitato a definire “la cosa elettorale” di Renzi e Berlusconi non convincente e anticostituzionale. Caro Cuperlo, qui tutti sparano cazzate e le chiamano consultazioni e proposte! Renzi è in trattativa con Silvio da quando vinceva alla “Ruota della Fortuna”, Razzi fa parte della Commissione Esteri e non conosce neanche l’italiano, Grillo dice tutto quello che gli passa per la testa e senza problemi si fa vedere in giro addirittura con Casaleggio: perché non ti butti anche tu nella mischia? Una figura di merda in più o in meno non fa differenza! Non è che forse è arrivato il momento di smettere di restare impotenti e passivi? Di darsi da fare e “casomai” proporre un’ alternativa sana? Quantomeno non illegale e incostituzionale! Sarebbe già un gran passo in avanti rispetto al nulla assoluto degli ultimi venti anni!

  

domenica 19 gennaio 2014

L'INCIUCIO SECONDO MATTEO


Una delle frasi che ci sentiamo ripetere spesso dai nostri politici è: “bisogna capire che l’Italia è un paese strano”. Questa emerita idiozia è faziosamente trasversale, la sentiamo pronunciare indistintamente da tutti; e col tempo è divenuta un vero e proprio grido di battaglia per attaccare alla gola il compianto Bel Paese . E’ usata da tempo immemore in ogni contesto, sino a diventare d’uso comune e il perfetto alibi per  giustificare qualunque cosa: dall’economia che stagna al lavoro che manca, dalla sanità allo sfascio alla scuola pubblica costretta ad elemosinare per restare a galla, fino a arrivare agli immotivati quanto spropositati stipendi dei nostri incliti e indefessi rappresentati. Diciamolo una volta per tutte: l’Italia è talmente strana da giustificare il lauto e meritatissimo assegno d’accompagnamento dei suoi tutori.

Con questa sediziosa dichiarazione il politico italiano si mette “tomo tomo cacchio cacchio” al sicuro. Infatti va da sé che se l’Italia è un paese strano va “naturalmente” governato da gente strana. E nel circondario di gente strana ce n’è proprio tanta!

L’incontro al vertice tra Berlusconi e Renzi è avvenuto! E non si è trattato di una botta e via, no… tutt’altro! E’ stato il promettente prodromo di un idillio: tra loro c’è una “profonda sintonia”; mica una semplice e dozzinale “sintonia”? No! “profonda”!  Che i due si siano sempre piaciuti era sotto gli occhi di tutti. Era un’attrazione palpabile e sanguigna. Raramente questi Paride ed Elena a tarallucci e vino si sono incontrati in pubblico, ma quelle rare volte che i loro sguardi si sono incrociati tutto il contesto si annichiliva, intorno a loro il nulla! Ex nihilo, nihil fit!

Silvio ha raggiunto l’altro “profondo sintonizzato” tra mille peripezie. Tre chilometri che non finivano mai per raggiungere Largo del Nazareno. Lui emozionato cercava di non far cascare il trucco, e dietro la sua auto blindata un pulmino di scorta “carico” “carico” di guardie del corpo. L’auto degli sposi è entrata nella sede del Pd da un ingresso secondario, ma i manifestanti del Popolo Viola in giubilo sono riusciti comunque a festeggiare con uova marce e tante “paroline gentili” la nascita di questa nuova unione.
L’incontro è durato due ore e mezza e Silvio e Matteo si sono trovati d’accordo su tutto: una riforma elettorale alla spagnola corretta all’italiana (si può scegliere liberamente tra Sambuca e Anice), una soglia di sbarramento altissima per entrare in parlamento (addirittura si parla dell’ 8% per chi si presenta autonomamente)  per evitare quello che Renzi chiama “il ricatto” dei piccoli partiti, forze che - per quanto fastidiose - hanno sempre garantito i sacrosanti dettami costituzionali del pluralismo democratico e del diritto di rappresentanza. Ed infine i due pezzi forti: riforma del titolo V della Costituzione e totale annichilimento del Senato. Infatti, per Bonnie e Clyde , questa istituzione dovrebbe trasformarsi in una “ Camera delle Autonomie locali”. Secondo “i promessi sposi” dovrebbe esistere, dunque, un “incostituzionale” gregge non retribuito - ma neanche eletto direttamente - adibito a difendere e a garantire i diritti di tutte le realtà locali. A questo punto è d’uopo domandarsi chi o cosa nominerebbe questi fantomatici garanti delle istituzioni a titolo gratuito. Ma la strana coppia sa quel che fa! Possiamo star certi che hanno un consapevole e profondo senso dello stato e non sparano minchiate assurde e incostituzionali; infatti se per anni i senatori non hanno lavorato impaccati di indennità e rimborsi sicuramente queste nuove ed eroiche “entità” si spezzeranno la schiena gratuitamente per li bene del paese. Lavoreranno alacremente senza percepire nulla; casomai solo qualche innocente mazzetta generosamente elargita da quell’ esercito di lobbisti affamati che certamente crescerà a dismisura davanti alle porte di Palazzo Madama: esseri generosi e disinteressati che, per  un appalto dell’ Asl, un lavoro pubblico o un finanziamento statale, saranno pronti a dare un “corposo senso” a questi nuovi e squattrinati (se proprio vogliamo crederci) mercanti del Tempio. Agnelli nullatenenti gioiosamente tra i lupi! 
  
Ma i due sposi non hanno detto tutto! La loro intimità li spinge a serbar segreti: ad esempio non hanno rivelato se la nuova legge elettorale avrà le liste bloccate – in pratica se saranno i partiti a  scegliere i nomi dei nostri rappresentanti come per il porcellum, una vera manna per le segreterie -, quanto sarà consistente un eventuale premio di maggioranza e come verrà “italicamente” corretto il sistema spagnolo. Ma si sa… il dolce arriva sempre alla fine!

Riepilogando il tutto dobbiamo concludere che due soggetti al di fuori del Parlamento e del Governo, figure che non hanno alcun titolo per parlare di riforme – il primo perché è un sindaco assenteista e un semplice segretario di partito, e l’altro perché è stato “espulso” dal Senato perché condannato in cassazione – si sono riuniti privatamente e hanno deciso di dare la spallata finale per far precipitare definitivamente il paese nell’abisso. Tutto questo mi ricorda qualcosa! Ci manca solo che le loro decisioni siano state trascritte sottoforma di “pizzini” e consegnate a mano alle alte cariche dello stato da Dell’Utri e il cerchio è chiuso. A quel punto potremo parlare serenamente di trattativa “Matteo&Silvio-Stato!”
 
Ma la ciliegina sulla torta l’ha messa il nostro ferreo e integerrimo Presidente del Consiglio; Enrico Letta, dopo aver severamente criticato l’arrivismo di Renzi con dichiarazioni e incontri al vetriolo, appena ha visto che le cose si facevano serie tra il suo segretario e il condannato ha subito fatto dietrofront e a caldo, dopo il summit dei due privati cittadini Renzi e Berlusconi nella sede del Pd, ha seraficamente dichiarato che per le riforme “si sta andando nella dichiarazione giusta”! 

Enrico, bello di zio… questa da te proprio non ce l’aspettavamo. Scilipoti al tuo confronto sembra Trockij e Giovanardi Ettore! Ma in quale polveroso flipper della periferia del Chiapas  hai abbandonato le tue proverbiali e inossidabili palle d’acciaio? E’ proprio vero, dobbiamo ammettere che l’Italia è proprio un paese strano!


venerdì 17 gennaio 2014

THE RENZI HORROR PICTURE SHOW



La crisi è vicina e il governo traballa! Sarà forse solo un mio personale desiderio ma ogni tanto mi piacerebbe leggere sui giornali qualche novità. Letta incontra Renzi, Renzi fa incazzare Letta, e così il segretariucolo per irritare ancora di  più il reverendo twitta che va avanti e non molla! L’ostinazione del piacione è lodevole, ci mancherebbe – fa tanto maschio -, ma, di grazia, non molla cosa? Non molla il doppio incarico? La giugulare già prosciugata del governo, o l’infantile ossessione nel voler governare a tutti i costi questo paese per realizzare l’insano sogno di trasformarlo definitivamente in Paperopoli?
Matteo si comporta esattamente come il protagonista di quella nota saga di film horror: quell’emerito idiota che puntualmente ignora  la semplice e lapalissiana dritta scolpita nel titolo: “Non aprite quella porta!”
Ma Matteo è un ganzo, lui sì che ci sa fare e sa sempre quel che fa! E’ convinto di tener testa a tutto e a tutti. Anche a Berlusconi! Renzi è talmente fico che se dà un cazzotto al Juke Box di Arnold’s mette in moto la Duna di Marchionne! Lui è così trendy che le camice gliele confezionano già smanicate… e da quando è segretario ha persino tolto le rotelline dalla mountain bike di Dragon Ball. Che temerario!   

Renzi è quindi convinto di tener testa a Berlusconi; anche se tutti noi sappiamo che una volta scoperchiato quel sarcofago faticosamente messo in soffitta, ci toccherà armarci di paletti di legno, collane d’aglio e crocifissi d’amianto! Restando in tema, se Renzi riuscisse a riesumare Silvio per realizzare le sue ambizioni passeremo dal classico “A volte ritornano” al nefasto “A volte li fanno tornare!”

Ma l’interessata strategia di Renzi piace a pochi, forse solo a lui; e nel Pd la tensione è sempre più palpabile. Dopo gli avvertimenti dei giorni scorsi di Cuperlo, anche l’area bersaniana del parlamento ha annunciato che non voterà alcuna riforma elettorale firmata da Berlusconi. Nel giro di una mesata Renzi è riuscito ad inimicarsi ancora di più una bella fetta del suo partito, a deludere parte dei suoi elettori delle primarie e a spostare definitivamente il proprio domicilio sulle palle d’acciaio di Letta.  Neanche gli smadonnamenti a mitraglia di Grillo sono riusciti a fare così tanto in così poco tempo!
Ora il ganzo corre il rischio di farsi prendere dal panico. Se non riesce a mantenere il sangue freddo e persevera nell’ostentare la sua proverbiale e immotivata presunzione, può lasciarsi andare a dichiarazioni azzardate e a gesti inconsulti, tipo cercare di convincere Salvini a firmare la cancellazione del reato di clandestinità per gli immigrati, costringere Borghezio a trasferirsi in casa Kyenge e chiedere a Berlusconi di scontare la condanna ai lavori socialmente utili al centralino della sede del Pd, giusto per farlo sentire in famiglia!  


giovedì 16 gennaio 2014

SILVIO RICORDA TANTO MATTEO DA GIOVANE


La nuova legge elettorale è a un passo… dall’abisso! La coalizione di sinistra, rispetto alle forze di destra, è indietro nei sondaggi elettorali; se si votasse oggi col Mattarellum Silvio governerebbe dai domiciliari!, come in fondo ha sempre fatto. Renzi non ci sta e per fare il botto sgomita a destra e a manca per varare una nuova legge elettorale. Se dovesse riuscirci sarebbe un colpaccio senza precedenti! A quel punto Fonzie schizzerebbe nell’empireo delle preferenze, e quella “cosa” che ancora alcuni si ostinano a chiamare Partito Democratico ipotecherebbe la prossima tornata elettorale. La posta in palio è dunque troppo alta e non si può andare troppo per il sottile: così, sul tavolo delle trattative, vuole proprio tutti, anche Berlusconi!

A tal guisa il segretario del Pd ha avuto l’indecenza di inventarsi delle buone ragioni: Forza Italia è il secondo partito del paese, sarebbe assurdo tenerlo fuori dalle trattative. E poi Silvio è un uomo ragionevole: in questi venti anni – questo specchiato esempio di democrazia e legalità - ha sempre rispettato le regole, le istituzioni e i poteri dello stato. Chi meglio di lui per scrivere nuove regole? A questo punto perché non approfittare della supervisione di Calderoli?
Renzi ha un debito di formazione nei confronti del cavaliere - e poi Silvio ricorda tanto Matteo da giovane. Senza l’exemplum berlusconiano non avremmo avuto la “bildung” renzianea, e senza Renzi non avremmo assistito alla genesi di un fenomeno unico nel panorama politico continentale: infatti è curioso notare che se in tutti i paesi europei si stanno pericolosamente affermando forze di destra con derive nazionaliste, solo in Italia è accaduto che è stata addirittura la sinistra a tramutarsi sciaguratamente in una retorica ed imbarazzante compagine conservatrice e vetero-liberale! Non ce n’è per nessuno! Siamo troppo avanti rispetto a tutti gli altri!

Quindi Renzi vuole incontrare il maestro! Con ogni probabilità ancora crede che ci sia “del buono il lui”, forse nell’intimo spera che questo servo del lato oscuro possa finalmente arrivare a sussurrargli con voce cavernosa e asmatica: “Matteo io sono tuo padre”! E’ inutile dire che Yoda Cuperlo glielo ha caldamente sconsigliato, ma il ragazzo è così avventato! Chissà, forse il virgulto lo fa solo per far colpo sulla principessa Maria Elena Boschi.  
Bisogna però a questo punto correggere le motivazioni che spingono Renzi a incontrare Berlusconi. Ammettendo per assurdo che in questo universo il leader di Forza Italia possa essere un interlocutore affidabile, dobbiamo ricordare al segretario del Pd che il secondo partito italiano è proprio il suo e non Forza Italia. Spudoratamente Renzi finge di non sapere che la forza politica che ha ottenuto più voti alle elezioni del 2013 è stato il Movimento Cinque Stelle e non il Partito Democratico (il quale solo in coalizione ha ottenuto una striminzita maggioranza). Dunque Forza Italia è il terzo partito del paese, e neanche tanto solido vista la scissione dei governativi operata da Alfano qualche mese fa.
Allora perché Renzi vuole parlare proprio con Silvio? Cosa mai può offrire l’allievo al maestro per tenerlo buono sulla riforma elettorale? E infine,  perché Matteo preferisce farsela con un condannato in cassazione anziché cercare un’intesa con tutte le altre forze del parlamento? A ben vedere le dinamiche innescate dal segretario del Pd non sono diverse da quelle che hanno generato il mostriciattolo delle larghe intese. Alla fin fine la politica italiana sempre da Berlusconi va ad elemosinare!


Anche se a prima vista non sembra è proprio il cavaliere fraudolento a possedere tutto quel che serve a Renzi per salire comodamente a palazzo Chigi: infatti Berlusconi ha i numeri alle camere, la voglia di tornare presto alle urne e, soprattutto, l’impellente necessità di un salvacondotto politico che gli permetta di ripulirsi la fedina penale per tornare allegramente a far danni in giro. A Matteo basta promettere al decaduto l’indulgenza plenaria e quello gli firma tutto,  anche una legge elettorale alla spagnola, con doppio turno “modello sindaco d’Italia”, e in offerta - solo per questa settimana per i telespettatori MediaShopping - ci aggiunge anche lo sbarramento al cinque per cento e un premio di maggioranza al 15 con scappellamento a destra come fosse antani!  

mercoledì 15 gennaio 2014

MESSICO E BUBBOLE!



Letta è andato in Messico per dar ragione al profeta Paolo Conte; Ora “La faccia triste dell’America” è ancor più triste; e se anche grazie a lui l’Italia l’è mesta”, il nostro eroe vuole “esportare” questo disgraziato vulnus in giro per il globo! Ufficialmente il primo ministro è sbarcato in Sud America “con le imprese” italiane! Viene spontaneo chiederci di quali imprese il “timorato di zio” abbia parlato, visto il dissanguamento imprenditoriale degli ultimi anni.
Dunque la cosa puzza. Forse ha voluto piazzare qualche milionata slot tra Sonora e il Chapas. Non costa nessuna fatica mettere la “s” finale alla parola Sisal! Poi basta una combinazione di tre sombreri ed eviti di farti sparare al confine col Texas!
In realtà Letta ha svernato in Messico con i nostri petrolieri all’asciutto: Pansa di Finmeccanina, Scaroni di Eni e Conti di Enel. Il nostro primo ministro è andato in trasferta per far gli interessi dei suoi futuri sponsor, coloro che gli garantiranno appoggio e sostegno politico. Diciamolo, al canonico conviene perorare le loro cause a spese dei contribuenti. Chi di noi non lo farebbe col grano degli altri? Quelli di Letta sono dunque “Sentimenti di contrabbando” spacciati per interessi nazionali e non si stanca di sottolinearlo nelle sue tetragone dichiarazioni. “Il Messico è un player emergente fondamentale”, “il 2014” – anche se è appena iniziato – “è il primo anno con il segno più”. Questo Tiresia delle tristi intese millanta l’occhio lungo e intanto si guarda il suo, e se qualche briciola cade dal tavolo di questi tempi la può sempre spacciare da manna scesa dal cielo come ha fatto sino ad ora.
Ma quando il premierino non c’è il che segretariucolo balla; e così – mentre Enrico raccomandava l’anima di Andreotti alla Madonna di Guadalupe giratasi di spalle - Renzi, dopo aver messo mano all’opera omnia di Federico Moccia per non farsi trovare impreparato alla prossima Leopolda, è salito al Quirinale per trattare col sovrano e ha sparato bordate su Twitter contro un possibile rimpasto di governo.
Il ragazzo dal microfono d’oro ha la memoria corta… e alla sua giovane età la cosa è piuttosto preoccupante. Infatti ha dimenticato che appena eletto chiese a Letta di “rimaneggiare” l’esecutivo perché col suo avvento l’aria era cambiata, ma adesso si dichiara scandalizzato da questa pratica da “prima repubblica”; ecco perché il partito – sottolinea il segretario - proporrà un dettagliato patto di coalizione col governo rigorosamente con un file Ecxel, chiaro, preciso, compendioso e… “scaricabile”! 
Renzi non ha fatto gli aggiornamenti e senza un defrag decente va in loop! Nega quel che dichiara nel giro di alienati ed interminabili quarti d’ora… durante i quali lo sguardo è assalito da un’immobilità imbarazzante: il mouse va a vuoto, lo schermo é fisso e la cartella documenti non si apre neanche a cannonate! A quel punto bisogna solo spegnere tutto e ripristinare il sistema! Non c’è neanche più Gori che di tanto in tanto faceva un salutare backup del sistema Fonzie 2.0 per aggiornarlo sul “da dirsi” con l’antivirus Baricco.    
Più che contradditorio Matteo è intenzionalmente bipolare. Se a telecamere accese dichiara pieno sostegno all’eresia del canonico, dietro le quinte veste i panni del chiassoso gustatore… minando con punzecchiature puerili il già disastrato carrozzone delle larghe intese. Non ha scrupoli nel gettar sale sulle ferite aperte dello ius soli e delle unioni civili solo per mettere a dura prova la pazienza di Alfano, e da buon giustizialista interessato grida allo scandalo per il “Nunzia-gate” del Sannio – tipica e triste faida latifondista all’italiana. 
Infatti, pare, che in soli otto mesi il ministro per le risorse agricole abbia conquistato il beneventano prendendolo a sonore “mastellate”.  Chissà se Francesco Boccia, parlamentare del Pd e maritino della De Girolamo, sapeva di avere in casa una vorace e risoluta Maria Antonietta. “Che mangino Torroni!”  
Ma anche Renzi ha i suoi problemini in famiglia! Proprio oggi, Davide Faraone, autorevole membro della “rivoluzionaria segreteria” del Pd, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” della Regione Sicilia.
Questa non ci voleva! Matteuccio a questo punto si gioca una bella fetta del suo squadrato faccione made in Trudy! Ora capiremo di che muffa è fatto il neosegretario del Partito Democratico! Infatti, se Renzi ha chiesto indirettamente le dimissioni della De Girolamo - che ad oggi non è ancora inquisita -, affermando che il ministro Idem rassegnò le dimissioni per molto meno, ora non può permettersi di glissare e far finta di niente per i guai giudiziari dell’amichetto Faraone, il capo lupetto è costretto a prendere provvedimenti in proposito, altrimenti dimostrerà di non esser affatto diverso dalle cariatidi che ha voluto prima rottamare e poi asfaltare! “Che voglia di piangere ho!”



venerdì 10 gennaio 2014

LA GUERRA DEGLI OPPORTUNISTI


L’Italia è la posta in palio di un manipolo di incapaci in guerra. E’ una guerra strana, opportunistica e pericolosa, fatta mistificazioni propagandistiche vuote che speculano senza vergogna sulla vita degli italiani.

I due principali contendenti sono in apparenza alleati, fanno parte dello stesso partito, dovrebbero condividere gli stessi principi e avere gli stessi scopi, ma in realtà scuoiano la cotenna del Paese con la lama delle ovvietà per ottenere un posto a Palazzo Chigi. Letta e Renzi sono della stessa pasta; se i tempi fossero stati diversi molto probabilmente avrebbero fatto parte della stessa squadra di biliardino dell’oratorio, ma adesso il primo vuole mantenere il posto di Presidente del Consiglio mentre il secondo vuole appropriarsene. Tutto si riduce a questo! Se andiamo a grattare sotto questo strato di muffa non ci troviamo altro, solo il nulla. Enrico, “il timorato di Zio”, è un ottimo gregario, un negoziatore occulto e traffichino che ha saltellato allegramente per vent’anni tra il partito, “les affaires” di famiglia e il Gruppo Bilderberg,  ha sempre lavorato nell’ombra ed è uscito allo scoperto solo grazie  all’ossessione perenne per le larghe intese di Napolitano. Fa gli interessi dell’Europa bancaria ed è il successore naturale di Monti. Letta è la continuità politica dello sciagurato governo che lo ha preceduto, travalica gli interessi e gli scopi della sua compagine politica, lui è oltre, fa altro, i suoi interessi sono quelli della Bce, e per questo deve esser abilmente fluido, incolore ed insapore. Letta è il primo fulgido esempio di “commissariamento occulto”: una persona da sempre celata ai più, non votata da nessuno per diventare primo ministro, come per incanto viene chiamata a traghettarci fuori dalla crisi, ma in realtà ha avuto il solo compito di rifilare al paese misure di “austerità” camuffate da riforme.  Non ha fatto niente, affetto da una sconosciuta e triste patologia che lo ha spinto a cambiar nomi a vecchie tasse, ha ceduto in silenzio ai ricatti di un alleato pregiudicato, ha aumentato l’iva di un punto percentuale ed ha inoltre pressato ulteriormente sul costo del lavoro per le imprese tenendo così in un “ammollo stagnante” tutta l’economia nazionale.  Per quanto lucidi gli attributi d’acciaio, Letta è stato sino ad ora di un immobilismo sconcertante, un immobilismo che aveva il solo scopo di chiudere il lavoro iniziato da Monti.
Il guaio è che Letta ha iniziato a crederci, il ruolo conferitogli da Napolitano - e da nessun altro – gli piace non poco! Ha iniziato ad accarezzare l’ebbrezza del potere e la cosa non gli è dispiaciuta affatto! Anzi, visto che c’è vuole restare! Il canonico ha ancora tanto da fare e la crisi è un ottimo deterrente per lavorare di fino per tutta la legislatura, lo stato di emergenza è uno sponsor efficace per lavorare di fino e far gli interessi di un’economia continentale che ha tutte le intenzioni di risollevarsi dalle sue sciagure speculative attraverso i soldi dei privati cittadini! Letta non è un uomo di partito, non lo è mai stato, è un semplice funzionario di sistema; certo, per entrare in politica da qualche parte doveva pur stare… così un bel giorno lo zio Gianni gli ha semplicemente detto: “al mio tre dividiamoci! Io di qua e tu di là!” Le cose “in fondo in fondo” sono sempre semplici.
Renzi invece è mosso da altre forze, anzi, è più corretto dire che è stato costruito in un’altra fabbrica. Matteo è politicamente meno capace ma più spendibile sul versante della propaganda. Ridendo e scherzando anche lui è sulla piazza da un paio di lustri abbondanti, ma il lavoro congiunto della diade “Gori-Baricco” è riuscita a far sembrare Matteo un eterno enfant prodige del teatrino politico nazionale. Non è mai stato eletto in parlamento, ma è stato presidente della provincia di Firenze ed ora è sindaco della città (certo, ha bisogno di Google Maps per arrivare quelle rare volte in comune ma è comunque il sindaco e resta incatramato tale fin quando non ha un altro posto sicuro).  Anche Renzi – come Letta - è tendenzialmente sciapo, non ha le idee chiare, spesso si contraddice e rimangia quello che dichiara, infatti da questo punto di vista è un fervente allievo della scuola berlusconiana (ne sentivamo la mancanza); ad esempio  dichiarò da Fazio di non avere alcuna intenzione di diventare segretario e invece cammina sul cadavere ancora caldo del suo partito per diventarlo, smaltì nell’indifferenziato D’Alema per poi andarlo a ripescare senza problemi nella pattumiera per opporsi a Bersani. Ad aprile sbraitava contro i suoi per favorire le larghe intese ma dopo non ha mai lesinato nel tentare di affossare un esecutivo fantoccio per propagandarsi! La sola ed unica dote di Renzi consiste, dunque, nell’approfittare delle disgrazie altrui (qualità tutt’altro che rara sia in politica che nelle onoranze funebri).
Ma dopo l’otto dicembre Matteo spinge ancor di più sull’acceleratore per far cadere Letta. Infatti dopo esser diventato segretario del Pd – in pratica il primo esempio di “condanna ai lavori socialmente futili” –, Renzi affonda ancora di più i denti sul collo di Letta . Prima  offre a Grillo un’alleanza tra squilibrati, proponendo addirittura di sfasciare il titolo V della Costituzione; chiedere a gente così incompetente di riformare la nostra carta fondamentale è un po’ come appaltare a Joker i lavori di ristrutturazione della Batcaverna!  Poi cerca di imporre a Letta un rimpasto di governo, ma dopo nega ogni cosa in un’intervista televisiva, ed infine copia praticamente “pari pari” il piano sul lavoro del Movimento Cinque Stelle – con la sola “trascurabile” differenza di screditare alla chetichella l’articolo 18 - e lo chiama in perfetto “british style” Job Act! Renzi crede di essere nella Camera dei Comuni, ma in realtà non è altro che il semplice segretario di un partito drammaticamente spaccato ed evanescente. La sua elezione è stata fatta passare come un’ipoteca sul governo del paese,  e i media – da sempre proni – hanno lasciato passare questo messaggio errato ed incostituzionale, ed ora la sua segreteria sembra agli occhi di tutti un governo ombra in grado di cambiare le sorti del Paese.
Ma la realtà è completamente diversa, Renzi – nonostante il plebiscitucolo delle primarie -  è ben consapevole di non essere il segretario di tutti, cerca numeri in parlamento e molti sono ad osteggiarlo. Inoltre non può far passare troppo tempo, ora è in cima ai sondaggi e deve battere l’Enrico finché e caldo; se vuole arrivare a Palazzo Chigi non può far passare troppo tempo e per questo Letta deve cadere!
Questi sono i nostri Cesare e Pompeo, una coppia di lobbisti che guerreggiano senza quartiere per le macerie del paese, anche perché la ricostruzione diventerà un affare!