In Verità

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venerdì 30 settembre 2016

Illusi, facili all'entusiasmo e infine sedotti e abbandonati

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Ma andiamo ancora più indietro, parliamo del neo ottantenne  Silvio Berlusconi e della sua famosa “discesa in campo”: era il 1994 e, nonostante “Mani Pulite”, l’Italia godeva ancora del positivo riverbero offerto dalla crescita economica degli anni 80’, e per salvarsi le terga (parola di Montanelli e Biagi) Berlusconi decise di entrare in politica.
In fondo pochi credevano ai suo slogan patinati, al milione di posti di lavoro, alla inclita buona fede e amore incondizionato per l’Italia, eppure pensammo: non è un politico, casomai non ci saranno un milione di occupati ma qualcuno ci sarà, poi è già ricco mica ha bisogno di rubare? Che male può farci?
Ebbene questo innocuo romanticone che si attaccò ai nostri sentimenti traditi dal latrocinio della prima repubblica è stato in grado di rovinare l’economia del paese, indebolire e render ridicole le istituzioni, abbassare la qualità della politica italiana – già mediocre all’epoca di suo -, e, non pago, insieme ad una sinistra allo sbando in procinto di suicidarsi, ha recuperato, ripulito e riproposto tutta la malapolitica spazzata via dalle inchieste giudiziarie, per poi chiudere in bellezza il suo carrierone dettando le regole del suo commiato politico – da condannato – imponendo riforme deleterie e infauste per tutti noi. In poche parole dopo il Berlusconismo Mani Pulite sembrava quasi un’ innocua cresta sulla spesa al supermercato. Continua a leggere su Postik

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